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Seconda puntata -
Marzo 2005 |
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Introduzione alla rubrica ed indice puntate |
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Centrale Palace Hotel e
Grand Hotel et des Palmes
di
Luigi Farina |
Siamo arrivati alla seconda puntata di
questo nostro viaggio che ci vedrà ripercorrere alcune tappe
della storia del nostro paese, attraverso quei luoghi che
ci trasmettono ancora immagini e ricordi del passato, con |
la Cattedrale (foto di Luigi
Farina ©2005) |
testimonianze ancora pulsanti e piene
di vita, rivisitando anche i
sapori di una volta, mettendoli in confronto con quelli di oggi.
Non vorrei essere
accusato di campanilismo per la scelta da me fatta per questa
seconda tappa, visto che parleremo di Palermo, mia città natale,
tuttavia se avrete la bontà e la voglia di seguirmi in questo mio
viaggio, vi accorgerete quanto Palermo può ancora raccontare del
suo passato, a volte burrascoso, ma sempre straripante di cultura e
di arte, oltre che di colori, sapori, odori, caratteristiche che
messe insieme la rendono veramente unica e piena di fascino,
offrendo anche oltre ai classici sapori dei suoi piatti tipici,
conosciuti in tutto il mondo, anche luoghi pieni di fascino e di
storia.
In questo viaggio abbiamo ripercorso
la storia della Palermo dei nobili, dei grandi palazzi, ma
anche della povera gente, il cui tentativo di copiare i più ricchi
fu l'origine di molti dei piatti tipici, che hanno reso famosa
la gastronomia siciliana. Una grossa mano a ripercorrere questi
itinerari ce l'hanno data i personaggi che hanno accettato di
aiutarci, e che con l'occasione ringraziamo. Leggendo quanto ci
hanno rivelato, vedendo quanto hanno preparato per noi o ci hanno
concesso di fotografare, sembra quasi come ricomporre un unico puzzle,
infatti se avrete la pazienza e la voglia di arrivare fino in fondo,
potrete ammirare un capolavoro al cui centro c'è Palermo. |
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Le Interviste:
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Trovarsi ai
"Quattro canti", all'incrocio delle due vie più antiche di
Palermo, la Via Maqueda e il "Cassaro", alias Corso
Vittorio Emanuele, vuol dire trovarsi al centro della città: da
li si può andare dove si vuole. Se idealmente si è arrivati da
piazza Verdi, dove si è ammirato il teatro Massimo, percorrendo
via Maqueda, voltando a sinistra si percorrerà la parte "marina"
del "Cassaro", verso il Foro Italico, passando per piazza Marina
e davanti alla splendida Santa Maria della Catena. Se invece si
proseguirà per via Maqueda, si andrà verso la Stazione Centrale,
trovando subito a sinistra la fontana Pretoria e la splendida
Piazza Bellini. Se invece, infine, si vorrà percorrere la parte
"campagnola" del "Cassaro", verso la Cattedrale e il Palazzo dei
Normanni, si potranno ammirare antichi palazzi,
chiese, ... Uno dei primi palazzi antichi che si incontrano,
subito sulla destra sarà la prima meta del nostro viaggio, il
Centrale Palace Hotel, quello che una volta è stato Palazzo
Tarallo, costruito all'inizio del 1700, che anche se trasformato
da diverse ristrutturazioni a volte anche radicali, come quella
del 1840, conserva intatto il suo fascino e il suo splendore.
Prima di lasciare la parola agli intervistati, che potranno
senz'altro raccontare meglio di me su questa struttura, vorrei
solo dire due cose. Per prima cosa mi ha parecchio impressionato
come in questa struttura si riescano ad offrire ai propri
clienti il massimo dei supporti tecnologici di oggi in modo
molto soft, lasciando tutto quasi incontaminato, la seconda è il
ristorante "ai Tetti", vera chicca dell'albergo, con le sue
vetrate e terrazze, da dove si domina tutta la vecchia Palermo,
respirando veramente un'atmosfera unica e fra l'altro con una
cucina di prima qualità, |
foto di Luigi Farina ©2005 |
ringraziando lo chef Massimo Mangano, che fra l'altro
ci ha aiutato a ripercorrere un viaggio ideale nei sapori della
cucina siciliana, come potrete vedere anche nelle immagini della
gastronomia. |
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foto di Luigi Farina ©2005 |
Poco fuori dal centro storico,
a due passi da piazza Politeama, lungo via Roma, una delle
arterie più importanti di Palermo, sorge il Grand Hotel et
des Palmes, anch'esso ospitato da uno che in origine era un
palazzo nobiliare, fatto erigere da Benjamin Ingham, che da
buon inglese aveva voluto affiancato al palazzo, rispettando
lo stile coloniale di quei tempi, siamo nella seconda metà
dell''800, un giardino con palmeti, ibiscus, banani e altre
piante tropicali, da qui il nome dell'albergo, nella zona
dove adesso si trova piazza Ignazio Florio. Di questo
giardino rimangono solo le due palme a fianco dell'attuale
ingresso dell'albergo, in origine si entrava da via Mariano
Stabile, il resto venne completamente distrutto, come altri
palazzi, chiese, conventi, ..., proprio con la costruzione
di via Roma, nei primi del '900. Entrare all'interno
dell'albergo vuol dire ancora oggi fare un passo indietro
nel tempo, sembra di lasciarsi alle spalle il traffico
cittadino, oltrepassare la porta a vetri ti porta in un
limbo, in un tempo senza tempo. L'atrio è da mozzafiato,
forse unico nel suo genere, con in fondo una vasca, con in
mezzo il busto di Wagner, con zampilli d'acqua che tengono
sempre fresche delle piante e dei fiori, quasi a ricordo di
quel giardino che adesso non c'è più. Mobili d'epoca,
orologi antichi, vetrate colorate contribuiscono a questo
viaggio nel tempo. Tuttavia non sono solo le cose che ti
danno questa sensazione, anche il personale sembra uscito
dalle pagine di un romanzo, sembra che sia li a coccolarti,
a fare di tutto per metterti a tuo agio. Anche chi è li solo
da poco segue quasi un cliché già scritto, esempio su tutti
il barman Stefano Gallina, che segue l'operato di Toty
Librizzi, ormai in pensione, mettendo |
sicuramente del suo, con
qualità e conoscenza, ma seguendo la tradizione che ha
reso unico quel bar, come per esempio l'abitudine, come
vedremo, di farsi lasciare un ricordo dagli ospiti illustri
sotto forma di disegno con dedica e autografo. Si potrebbe scrivere
tantissimo sulle Palme, ma forse è meglio lasciare la parola
a chi ne sa senz'altro più di me. |
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