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Introduzione alla rubrica ed indice puntate |
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Seconda puntata -
Marzo 2005
Centrale Palace Hotel e
Grand Hotel et des Palmes
di
Luigi Farina
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Le Interviste: Gaetano
Basile (Il Centrale Palace Hotel)
Intervistare Gaetano Basile è sempre
un piacere, si starebbe ore e ore ad ascoltarlo, oltretutto
ringraziando le innumerevoli ricerche da lui eseguite sugli usi e
costumi, sulla cucina tradizionale e sulla storia di Palermo c'è
sempre da imparare. Quando ho iniziato a riportare questa
intervista, mi sono trovato davanti ad un bivio, o cercare di
sintetizzare l'intervista o di dividerla in modo da non presentare
una pagina troppo piena di testo che avrebbe "spaventato" il
visitatore. Mi è sembrato più giusto scegliere questa seconda strada
ed ho quindi diviso l'intervista in tre parti, a cui potrete
accedere cliccando nei rispettivi link qui di seguito riportati.
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Gartano Basile
scrittore giornalista storico
delle tradizioni popolari
foto di Luigi Farina ©2005
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Iniziamo
parlando del Centrale Palace Hotel, della sua storia e della storia
del palazzo che lo ospita.
Il Centrale altro non è che l'ex palazzo
Tarallo, uno dei due palazzi Tarallo che si trovano a Palermo,
l'atro si trova in via delle Pergole ed è un palazzotto seicentesco,
fatto costruire da un commerciante di vini alcamese arricchitosi
proprio con il commercio del vino in botte, che non era nobile, ma
era molto ricco. In questo palazzo, che è in corso di restauro, sarà
trasferito il Museo Pitrè, dall'attuale sede della Palazzina Cinese,
per dare la possibilità a quest'ultima di essere restaurata. Il
secondo palazzo Tarallo, nasce dopo, dalla seconda generazione dei
Tarallo, che già ricca e "nobilitata", si fa fare da un grande
architetto romano, Giacomo Amato, che viene nella seconda metà del
seicento, perchè gli ordini religiosi si sono arricchiti in un modo
spudorato durante la peste del 1624, visto che ognuno per purificare
l'anima nella paura di morire, regalò alla chiesa, feudi, terreni,
soldi, ..., tutto ciò che era possibile, e così i grandi ordini si
arricchirono spaventosamente, dandosi successivamente all'edilizia
in modo intensivo, con grandi lotte fra gesuiti, cappuccini e
sopratutto crociferi, che ringraziando un confessore, padre Clement,
che terrorizzò le povere vittime, facendosi lasciare tutto. La
vittima di maggiore consistenza fu la principessa di Roccafiorita,
che lasciò tutti i suoi beni alla chiesa, a condizione che venissero
celebrate per lei sette messe alla settimana, e tale scopo si
trasformò la chiesa di San Mattia, a forma ottagonale proprio per
permettere di cambiare altare ogni giorno, Giacomo Amato si mise al
lavoro e costruì il suo piccolo capolavoro, il Noviziato dei
Crociferi, che non è un palazzo da |
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seminario, è un palazzo nobiliare con
accanto questa chiesa a cui rifece la facciata. Questa facciata è
appoggiata, tanto è vero che in alto c'è uno spessore di circa 90 cm
dove io calai una telecamera ed ho mostrato ai palermitani la vera
facciata. Giacomo Amato dal 1680 al 1705 in quella via, che è la via
Torremuzza, fece la bellezza di 3 chiese, la prima, quella della
Pietà, in barocco romano, la seconda questa del Noviziato dei
Crociferi, la terza, già si era imbarocchito pure lui, perchè a
Palermo nessuno la fa franca, la chiesa di Santa Teresa la Kalsa,
che è un esempio solenne di barocco siciliano. Accanto a queste cose
c'è anche un'edilizia residenziale, ed il primo esempio di edilizia
residenziale è proprio palazzo Tarallo, commissionato da Francesco
Tarallo, barone di Baida, barone comprato ovviamente. Ne venne fuori
un bellissimo palazzo, che rispecchiava i canoni dell'epoca, la
solennità, sopratutto, del Cassaro, dove la più grande nobiltà
siciliana esibiva i suoi palazzi.
Nel 1840 questo palazzo venne venduto e
già subbì le prime trasformazioni, perchè venne "ammodernato", visto
che i canoni erano diversi, dopodicè nel 1890, o giù di li, il piano
nobile del palazzo venne adibito ad albergo, ed è un po' la sorte di
quasi tutti i palazzi nobiliari palermitani, ancora oggi, chissà
perchè non si pensa a costruirne di nuovi. Sorte che toccherà a
breve anche ad altri grandi palazzi palermitani. Naturalmente in
questa trasformazione viene sconvolta l'architettura di Giacomo
Amato, il grande atrio viene coperto, viene spostato lo scalone, in
pratica non si capisce più nulla dell'antica struttura residenziale
opera di Giacomo Amato, trasformandolo in un anonimo palazzo
ottocentesco, trasformato in albergo, che visse modeste
vicissitudini come albergo. Non ci furono grandi ospiti, non ci
successe niente, non ci furono grandi omicidi, non ci furono neppure
storie di corna, un palazzo che a Palermo rimase insignificante:
Palermo ama il sangue, le storie di corna, debbono esserci storie
truculente, se no chi priu c'è (ndr: che piacere c'è),
come si dice.
Personalmente ho un bellissimo ricordo,
perchè, grazie alla nuova proprietà, che devo dire con grande merito
ci ha speso un sacco di miliardi per riportarlo ad una certa dignità
ottocentesca, ho organizzato una cosa che mi stava molto a cuore e
cioè una cena ottocentesca, occupandomi anche del decoro della
tavola, infatti da vecchie stampe abbiamo visto come si adornava con
fiori e "verzure" la tavola, ed abbiamo riproposto, era il
giorno di San Martino, un pranzo di San Martino, come si faceva
nelle case opulente, quindi con la presenza di un grosso tacchino,
del pesce in crosta di sale, e mi sono divertito enormemente, perchè
la cena è un momento di grande piacere, e allora celebrare San
Martino con questa cosa solenne è stata per me una cosa veramente
esaltante. |
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