scrittori, ballerini, compositori,
registri, grandi fotografi, diciamo un po' tutti quei personaggi che
si sono distinti un po' in tutti i settori negli ultimi 40 anni.
Ora che sono andato in pensione,
anche se la direzione voleva che rimanessi ancora a lavorare
qui, per dare più tempo alla mia famiglia, che purtroppo ho
trascurato per il mio lavoro, avendo questo materiale e non
volendolo solo conservare, sfruttando una mia modesta proprietà
nel messinese, ho realizzato un museo, dove per adesso espongo
500 disegni, che è stato inaugurato da Vincenzo Consolo, in
qualità di presidente onorario, e a cui ho dedicato il nome del
museo, visto il mio amore per la cultura. Cultura che ho
imparato a conoscere tramite i personaggi che ho incontrato
durante i miei anni di lavoro qui. Per esempio ho conosciuto
Giuseppe Di Stefano, tenore famosissimo, ma io non conoscevo
ancora il teatro lirico, e quindi ho varcato per la prima volta
la soglia del teatro Massimo, perchè lui cantava. Poi ho
conosciuto tanti direttori d'orchestra, di cui uno dei primi
Antonino Volto, che poi ho scoperto essere stato il maestro di
Riccardo Muti, che una volta parlando con lui mi chiese se avevo
conosciuto Antonino Volto, io gli raccontai la sua storia e da
li Riccardo Muti, che difficilmente rilasciava autografi, mi
fece un disegno con scritte di grande apprezzamento, in funzione
del fatto che avevamo in comune la conoscenza di un personaggio
così importante come Antonino Volto, consideri che è stato
l'allievo prediletto di Toscanini. Io ho riscontrato in quest'uomo
una certa timidezza, anche se era un veterano dei palcoscenici
di tutto il mondo, l'ho potuto notare perchè quando venivano per
le opere si fermavano delle volte anche 40 giorni, e quindi la
loro vita, la loro casa era l'albergo, e riscontrando in me una
persona spontanea, vera, perchè io sono stato sempre una persona
vera e non venale, si confidavano con me, da qui in tantissimi
mi hanno chiamato "il confessore", anche per la mia discrezione,
anche perchè rispetto tantissimo quello che è stato il simbolo
del vero barman professionista, cioè le tre scimmiette. Jo
Marrazzo, grande giornalista, che mi è stato amico dagli anni
'60 quando l'ho conosciuto, fino a quando è morto, quando faceva
delle riprese riprendeva sempre le mie tre scimmiette, che
custodisco a casa. Per me questi anni sono stati molto intensi,
anche perchè ho avuto il modo di apprezzare l'arte e la cultura
in genere, al punto che mi sto ritrovando a scrivere un libro
che tratta della mia professione, che si intitolerà: "L'arte del
saper bere". Naturalmente questo libro sarà arricchito da circa
200 disegni della mia raccolta. Da ragazzo lessi una frase, che
forse è stata una chiave della svolta della mia vita, "i
filosofi greci inventarono leggende come veicolo di
insegnamento, trasmettendo fantasia, interesse, curiosità, ...",
ebbene devo dire che ho utilizzato moltissimo questa frase,
perchè ho sempre dato un input di fantasia, in tutto ciò che ho
creato, avvicinandole anche a personaggi o a storie, come per
esempio Hemingway, che è stato un grande bevitore del cocktail
Martini, l'inventore del cocktail Martini, ho fatto delle
ricerche ed ho scoperto che l'olivetta che si trova all'interno
del cocktail, non serviva a completare il cocktail, ma bensì
perchè quando si recava al bar per scrivere i suoi romanzi e
questo drink gli serviva per creare l'atmosfera, andava sempre
insieme al suo barboncino, e voleva l'olivetta dentro al
cocktail non per guarnirlo, ma per darla al suo piccolo
barboncino. Questa cosa mi affascinò, e allora seguendo anche
quello che dicevano i filosofi greci, ogni cocktail che ho
creato, ne ho fatti tantissimi, anche di grande successo, ne
inserivo la storia, come quello su Wagner, o come quello sui
faraoni egiziani, un cocktail con l'oro zecchino, ispirato dal
fatto che ho letto in alcuni libri che i faraoni egiziani
amavano guarnire le pietanze con la foglia di oro zecchino, non
solo per un fatto estetico, ma anche perchè il metabolismo umano
assimila i metalli, ed uno dei più indicati ed apprezzati era
proprio l'oro zecchino, in funzione a ciò ho creato un cocktail
del terzo millennio con la foglia di oro zecchino, abbinando
anche i melograni con il loro fascino, perchè intanto il
melograno è stata una pianta ornamentale che avevano i cinesi,
gli arabi grandi esperti di botanica e agricoltura, importarono
questa pianta e la coltivarono nei paesi del mediterraneo, ed
anche in Sicilia, dove ringraziando ai minerali di natura
vulcanica è stata trasformata da pianta ornamentale ad albero da
frutto, con all'interno chicchi succosi di color rubino, che ho
usato amalgamandoli con il miele, lo champagne e la foglia di
oro zecchino per creare questo cocktail, che ho ideato come un
augurio per il terzo millennio. Quindi ogni cocktail da me
creato ha una storia, e questo mi ha portato a scrivere il
libro, arricchito dalle origini delle case di liquore, che è
molto interessante. Ho raccontato fra l'altro come il vino sia
stato scoperto dagli egiziani circa 2500 anni fa per caso, e
veniva usato come farmaco, inizialmente come depuratore
dell'acqua, poi venne usato come disinfettante nella chirurgia.
Ma questo è solo un accenno a quello che si potrà trovare in
questo libro.
Dei i tanti personaggi che ha
conosciuto in questi anni chi ricorda con più affetto? Chi l'ha
colpito di più?
Ho conosciuto migliaia di
personaggi all'interno dell'hotel delle Palme, chi ricordo con
più affetto, per la grande amicizia che ci ha legati, è
senz'altro Renato Guttuso, lui amava bere il suo whisky in modo
particolare, doveva essere invecchiato e allungato con una dose
d'acqua, e io, almeno così diceva lui, io riuscivo a fare il
giusto assemblaggio, non ci riusciva nessuno, diceva che si
sbagliavano tutti. a parte questo avevamo un rapporto di grande
amicizia e si parlava di tutto, di musica, di stravaganze, di
discorsi da uomini, però lui lo faceva con me, perchè non avevo
ne interesse di arte, ne altri interessi, per cui si poteva
fidare di me, per tutto questo Guttuso mi rimane nel cuore, sia
come artista, ma sopratutto come uomo. Poi mi fece una
confessione, mi disse che nella vita non voleva fare il pittore,
voleva fare il pianista. Mi raccontò pure la vita travagliata
per potere emergere, mi disse che da giovane si trasferì a Roma,
dove un suo grande amico lo ospitò e gli permise di studiare.
Poi fra gli altri ho conosciuto
Vittorio Gasman, che mi ha fatto un disegno in occasione del suo
ritiro raffigurante una nave, e mi disse: "La nave se ne va!".
Ho conosciuto Nino Manfredi, ho conosciuto Mario Luzi, che
veniva spesso per scambi culturali, ho conosciuto Eduardo
Sanguinetti, Umberto Eco. Fra i musicisti Rigter, uno dei più
grandi pianisti, Skoda, sempre pianista, Nikita Magalov, i
mostri sacri della musica. Rigter, quando venne qua per una
bronchite dovette saltare i concerti, e visto che io sapevo fare
le iniezioni, diventai il suo "infermiere".
Ho conosciuto Massimo Ranieri
ancora giovanissimo, ho conosciuto Pino Caruso, che è un'artista
con una sensibilità straordinaria, ho conosciuto Astor Piazzolla
grande uomo e poi quando venne la moglie Eliana, mi raccontò con
grande affetto, forse perchè il marito le aveva parlato di me,
di come era morto e mi portò anche il distintivo di Astor
Piazzolla, che custodisco gelosamente. Io ricordo le persone
sopratutto dal lato umano.
Ricordo anche con affetto Ray
Charles, a cui chiesi, nonostante la sua cecità, il disegno. A
questa richiesta fu molto divertito, prese il foglio, gli posò
la mano, e con la matita disegnò il contorno della mano, poi mi
scrisse una dedica con la firma. Posso dire di essere l'unico ad
avere un disegno fatto da Ray Charles.
Ci racconti adesso qualcosa di
strano che le è capitato.
Ho conosciuto una signora, in modo
casuale, Susan Strasberg, la figlia del fondatore di Hollywood,
che era venuta a Palermo per un convegno di letteratura in
rappresentanza degli Stati Uniti, quando la vidi con il suo
bastone, pensando volesse salire i gradini, le porsi il mio
braccio per aiutarla, e lei questo lo gradì moltissimo e mi
disse che ero una persona straordinaria e che sarebbe venuta a
parlare con me. Io non sapevo ancora chi fosse, ma ho apprezzato
lo stile di questa donna. Mi venne a trovare, si accomodò al
tavolo e cominciammo a chiacchierare. Di punto in bianco mi
chiede: "Toty, ma lei chiede alla reincarnazione?". Per
me era una domanda insolita, ma un po' per assecondarla, senza
riflettere tanto, per istinto risposi di si. E subito lei mi fa:
"E perchè?". Sempre di riflesso senza pensarci due volte
risposi: "Perchè ricordo di aver vissuto altre vite!",
sempre per assecondarla, e non per convinzione. Da li lei si
attaccò a me in maniera straordinaria, era il periodo di Natale
e quando scese vestita con il suo abito elegantissimo, che quasi
ricordava l'albero di natale, volle farsi una foto insieme a me
accanto all'albero di Natale. E' partita, ma cinque sei mesi
dopo appresi dalla TV che era morta, e mi dispiacque molto. La
cosa che mi colpi maggiormente fu un paio di anni dopo, quando
venne la moglie di Astor Piazzolla, quando mi raccontò tutta la
drammatica vicenda di Astor Piazzolla, mi venne in mente la
vicenda di Susan Strasberg, e le dissi: "E' morto come Susan
Strasberg?". A questa domanda mi confesso che era amica di
Susan Strasberg, e che si era suicidata. Sapere ciò mi fece
venire un grande rimorso di coscienza, a modo mio, perchè
l'avevo assecondata dicendogli che credevo nella reincarnazione,
e mi durò per diversi mesi. Questa è la cosa più strana che mi è
capitata. |