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Palermo e i suoi Palazzi: il Centrale Palace Hotel
Articolo inserito il 10/03/2005 alle ore 15.18.10
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Intervistare Gaetano Basile è sempre un piacere, si starebbe ore e ore ad ascoltarlo, oltretutto ringraziando le innumerevoli ricerche da lui eseguite sugli usi e costumi, sulla cucina tradizionale e sulla storia di Palermo c'è sempre da imparare. Quando ho iniziato a riportare questa intervista, mi sono trovato davanti ad un bivio, o cercare di sintetizzare l'intervista o di dividerla in modo da non presentare una pagina troppo piena di testo che avrebbe "spaventato" il visitatore. Mi è sembrato più giusto scegliere questa seconda strada ed ho quindi diviso l'intervista in tre parti.
Iniziamo parlando del Centrale Palace Hotel, della sua storia e della storia del palazzo che lo ospita.
Il Centrale altro non è che l'ex palazzo Tarallo, uno dei due palazzi Tarallo che si trovano a Palermo, l'atro si trova in via delle Pergole ed è un palazzotto seicentesco, fatto costruire da un commerciante di vini alcamese arricchitosi proprio con il commercio del vino in botte, che non era nobile, ma era molto ricco. In questo palazzo, che è in corso di restauro, sarà trasferito il Museo Pitrè, dall'attuale sede della Palazzina
Cinese, per dare la possibilità a quest'ultima di essere restaurata. Il secondo palazzo Tarallo, nasce dopo, dalla seconda generazione dei Tarallo, che già ricca e "nobilitata", si fa fare da un grande architetto romano, Giacomo Amato, che viene nella seconda metà del seicento, perchè gli ordini religiosi si sono arricchiti in un modo spudorato durante la peste del 1624, visto che ognuno per purificare l'anima nella paura di morire, regalò alla chiesa, feudi, terreni, soldi, ..., tutto ciò che era possibile, e così i grandi ordini si arricchirono spaventosamente, dandosi successivamente all'edilizia in modo intensivo, con grandi lotte fra gesuiti, cappuccini e sopratutto crociferi, che ringraziando un confessore, padre Clement, che terrorizzò le povere vittime, facendosi lasciare tutto. La vittima di maggiore consistenza fu la principessa di Roccafiorita, che lasciò tutti i suoi beni alla chiesa, a condizione che venissero celebrate per lei sette messe alla settimana, e tale scopo si trasformò la chiesa di San Mattia, a forma ottagonale proprio per permettere di cambiare altare ogni giorno, Giacomo Amato si mise al lavoro e costruì il suo piccolo capolavoro, il Noviziato dei Crociferi, che non è un palazzo da seminario, è un palazzo nobiliare con accanto questa chiesa a cui rifece la facciata. Questa facciata è appoggiata, tanto è vero che in alto c'è uno spessore di circa 90 cm dove io calai una telecamera ed ho mostrato ai palermitani la vera facciata. Giacomo Amato dal 1680 al 1705 in quella via, che è la via Torremuzza, fece la bellezza di 3 chiese, la prima, quella della Pietà, in barocco romano, la seconda questa del Noviziato dei Crociferi, la terza, già si era imbarocchito pure lui, perchè a Palermo nessuno la fa franca, la chiesa di Santa Teresa la Kalsa, che è un esempio solenne di barocco siciliano. Accanto a queste cose c'è anche un'edilizia residenziale, ed il primo esempio di edilizia residenziale è proprio palazzo Tarallo, commissionato da Francesco Tarallo, barone di Baida, barone comprato ovviamente. Ne venne fuori un bellissimo palazzo, che rispecchiava i canoni dell'epoca, la solennità, sopratutto, del Cassaro, dove la più grande nobiltà siciliana esibiva i suoi palazzi.
Nel 1840 questo palazzo venne venduto e già subbì le prime trasformazioni, perchè venne "ammodernato", visto che i canoni erano diversi, dopodicè nel 1890, o giù di li, il piano nobile del palazzo venne adibito ad albergo, ed è un po' la sorte di quasi tutti i palazzi nobiliari palermitani, ancora oggi, chissà perchè non si pensa a costruirne di nuovi. Sorte che toccherà a breve anche ad altri grandi palazzi palermitani. Naturalmente in questa trasformazione viene sconvolta l'architettura di Giacomo Amato, il grande atrio viene coperto, viene spostato lo scalone, in pratica non si capisce più nulla dell'antica struttura residenziale opera di Giacomo Amato, trasformandolo in un anonimo palazzo ottocentesco, trasformato in albergo, che visse modeste vicissitudini come albergo. Non ci furono grandi ospiti, non ci successe niente, non ci furono grandi omicidi, non ci furono neppure storie di corna, un palazzo che a Palermo rimase insignificante: Palermo ama il sangue, le storie di corna, debbono esserci storie truculente, se no chi priu c'è (ndr: che piacere c'è), come si dice.
Personalmente ho un bellissimo ricordo, perchè, grazie alla nuova proprietà, che devo dire con grande merito ci ha speso un sacco di miliardi per riportarlo ad una certa dignità ottocentesca, ho organizzato una cosa che mi stava molto a cuore e cioè una cena ottocentesca, occupandomi anche del decoro della tavola, infatti da vecchie stampe abbiamo visto come si adornava con fiori e "verzure" la tavola, ed abbiamo riproposto, era il giorno di San Martino, un pranzo di San Martino, come si faceva nelle case opulente, quindi con la presenza di un grosso tacchino, del pesce in crosta di sale, e mi sono divertito enormemente, perchè la cena è un momento di grande piacere, e allora celebrare San Martino con questa cosa solenne è stata per me una cosa veramente esaltante.
Tratto dall'intervista a Gaetano Basile di Luigi Farina per la seconda puntata della rubrica I Sapori di oggi navigando della storia: Palermo e i suoi palazzi.
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