Articoli
Palermo è... il fico d'India
Articolo inserito il 01/02/2007 alle ore 09.01.11
Warning: getimagesize() [function.getimagesize]: SSL: An existing connection was forcibly closed by the remote host. in D:\inetpub\webs\spaghettitalianicom\User\GaetanoBasile\VisArticolo.php on line 267
Warning: getimagesize(http://win.spaghettitaliani.com/public/vetr/Foto1057_v.jpg) [function.getimagesize]: failed to open stream: HTTP request failed! in D:\inetpub\webs\spaghettitalianicom\User\GaetanoBasile\VisArticolo.php on line 267
Autunno è tempo di migrare scriveva il poeta. Per noi palermitani, invece, è tempo di fichi d’India. Questo “mostro botanico” come venne definito, fu scoperto da Hernando Cortes nel 1519 in Messico; furono quei mascalzoni dei “Conquistadores” i primi europei a godere delle delizie di quei frutti.
Da noi arrivò come fenomeno botanico, una esotica nota verde per ville barocche.
Non passò inosservata quella pianta spinosa e i nostri nonni inventarono subito una leggenda “ad hoc”, che raccolse il Pitrè.
Raccontarono che lu piedi di ficudinnia era velenoso e fu portato in Sicilia dai Turchi per distruggere, per sterminare i poveri cristiani…
Per intervento diretto del padreterno quei frutti diventarono buoni da mangiare e anche benefici…
Alla faccia dei Turchi, il succo con un po’ di zucchero, fu ottimo per combattere la tosse. Con i fiori disseccatisi fa un decotto che è uno specifico per le coliche renali; pare che sia ottimo anche per il tumore della milza e le febbri malariche.
In pratica di questa pianta non buttiamo via niente: scorze e pale servono a nutrire vacche e vitelli quando non c’è più erba; le radici sono perfette per trattenere terreni franosi, con i fiori ci curiamo e i frutti sono una vera delizia.
Tentammo di fare a cotoletta le pale più tenere, ma risultarono una vera schifezza.
Solo i messicani hanno fatto meglio di noi con la cocciniglia che normalmente infesta queste piante: l’insetto essiccato e macinato serve a produrre quella sostanza colorante che è note con il nome di carminio.
Fra i nostri meriti c’è però l’invenzione del fico d’India scuzzulato (tecnicamente “bastandone”) nato, a quanto pare, da una lite fra confinanti. Per danneggiare il vicino, un contadino recise i fiori sulle piante pensando così di fermarne i frutti.
Invece la fruttificazione fu solo ritardata e con le prime piogge vennero fuori frutti più grossi e succosi.
Su oltre 3000 ettari le coltivazione dell’Isola: pare che le richieste superino la produzione, come asserisce la stampa specializzata. I giornali ci informano pure che, a causa del buco dell’ozono, la desertificazione toccherà pure la Sicilia.
Facciamoci furbi e piantiamo fichi d’India sui nostri terreni.
Indubbiamente furbo fu Natale Giaggioli, fotoreporter degli anni Cinquanta, che molti certamente ricorderanno come “Zu Natali”…
Visto che i giornali “continentali” gli compravano foto di morti-ammazzati solo se c’era un bel fico d’India sullo sfondo, lui se ne portava uno di cartone nel cofano della macchina.
Oggi ci resta ancora il rito di due fichi d’India agghiacciati con cui concludiamo il piacere antico della nostra “flânerie”.
Il passìu con gli amici per capirci.
Tratto da: “Palermo è …” di Gaetano Basile, edito da Dario Flaccovio Editore di Palermo.
Indice Articoli
Articolo inserito il 25/11/2018 alle ore 10.29.07 | |
Articolo inserito il 19/02/2018 alle ore 19.31.43 | |
Articolo inserito il 13/01/2018 alle ore 16.08.54 | |
Articolo inserito il 13/01/2018 alle ore 16.05.08 | |
Articolo inserito il 13/01/2018 alle ore 15.50.12 | |
Articolo inserito il 06/04/2012 alle ore 18.16.21 23 Marzo - Premio Rosario La Duca - Una vita per Palermo - III edizione | |
Articolo inserito il 01/03/2012 alle ore 16.06.09 | |
Articolo inserito il 13/02/2012 alle ore 09.30.56 | |
Articolo inserito il 09/01/2012 alle ore 11.02.35 | |
Articolo inserito il 15/04/2010 alle ore 10.15.04 |