foto di Luigi Farina ©2005 |
Intervistare
Gaetano Basile è sempre un piacere, si starebbe
ore e ore ad ascoltarlo, oltretutto ringraziando
le innumerevoli ricerche da lui eseguite sugli
usi e costumi, sulla cucina tradizionale e sulla
storia di Palermo c'è sempre da imparare. Quando
ho iniziato a riportare questa intervista, mi
sono trovato davanti ad un bivio, o cercare di
sintetizzare l'intervista o di dividerla in modo
da non presentare una pagina troppo piena di
testo che avrebbe "spaventato" il visitatore. Mi
è sembrato più giusto scegliere questa seconda
strada ed ho quindi diviso l'intervista in tre
parti.
Iniziamo
parlando del Centrale Palace Hotel, della sua
storia e della storia del palazzo che lo ospita.
Il Centrale altro
non è che l'ex palazzo Tarallo, uno dei due
palazzi Tarallo che si trovano a Palermo, l'atro
si trova in via delle Pergole ed è un palazzotto
seicentesco, fatto costruire da un commerciante
di vini alcamese arricchitosi proprio con il
commercio del vino in botte, che non era nobile,
ma era molto ricco. In questo palazzo, che è in
corso di restauro, sarà trasferito il Museo
Pitrè, dall'attuale sede della Palazzina
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Cinese, per dare
la possibilità a quest'ultima di essere
restaurata. Il secondo palazzo Tarallo, nasce
dopo, dalla seconda generazione dei Tarallo, che
già ricca e "nobilitata", si fa fare da un
grande architetto romano, Giacomo Amato, che
viene nella seconda metà del seicento, perchè
gli ordini religiosi si sono arricchiti in un
modo spudorato durante la peste del 1624, visto
che ognuno per purificare l'anima nella paura di
morire, regalò alla chiesa, feudi, terreni,
soldi, ..., tutto ciò che era possibile, e così
i grandi ordini si arricchirono spaventosamente,
dandosi successivamente all'edilizia in modo
intensivo, con grandi lotte fra gesuiti,
cappuccini e sopratutto crociferi, che
ringraziando un confessore, padre Clement, che
terrorizzò le povere vittime, facendosi lasciare
tutto. La vittima di maggiore consistenza fu la
principessa di Roccafiorita, che lasciò tutti i
suoi beni alla chiesa, a condizione che
venissero celebrate per lei sette messe alla
settimana, e tale scopo si trasformò la chiesa
di San Mattia, a forma ottagonale proprio per
permettere di cambiare altare ogni giorno,
Giacomo Amato si mise al lavoro e costruì il suo
piccolo capolavoro, il Noviziato dei Crociferi,
che non è un palazzo da seminario, è un palazzo
nobiliare con accanto questa chiesa a cui rifece
la facciata. Questa facciata è appoggiata, tanto
è vero che in alto c'è uno spessore di circa 90
cm dove io calai una telecamera ed ho mostrato
ai palermitani la vera facciata. Giacomo Amato
dal 1680 al 1705 in quella via, che è la via
Torremuzza, fece la bellezza di 3 chiese, la
prima, quella della Pietà, in barocco romano, la
seconda questa del Noviziato dei Crociferi, la
terza, già si era imbarocchito pure lui, perchè
a Palermo nessuno la fa franca, la chiesa di
Santa Teresa la Kalsa, che è un esempio solenne
di barocco siciliano. Accanto a queste cose c'è
anche un'edilizia residenziale, ed il primo
esempio di edilizia residenziale è proprio
palazzo Tarallo, commissionato da Francesco
Tarallo, barone di Baida, barone comprato
ovviamente. Ne venne fuori un bellissimo
palazzo, che rispecchiava i canoni dell'epoca,
la solennità, sopratutto, del Cassaro, dove la
più grande nobiltà siciliana esibiva i suoi
palazzi.
Nel 1840 questo
palazzo venne venduto e già subbì le prime
trasformazioni, perchè venne "ammodernato",
visto che i canoni erano diversi, dopodicè nel
1890, o giù di li, il piano nobile del palazzo
venne adibito ad albergo, ed è un po' la sorte
di quasi tutti i palazzi nobiliari palermitani,
ancora oggi, chissà perchè non si pensa a
costruirne di nuovi. Sorte che toccherà a breve
anche ad altri grandi palazzi palermitani.
Naturalmente in questa trasformazione viene
sconvolta l'architettura di Giacomo Amato, il
grande atrio viene coperto, viene spostato lo
scalone, in pratica non si capisce più nulla
dell'antica struttura residenziale opera di
Giacomo Amato, trasformandolo in un anonimo
palazzo ottocentesco, trasformato in albergo,
che visse modeste vicissitudini come albergo.
Non ci furono grandi ospiti, non ci successe
niente, non ci furono grandi omicidi, non ci
furono neppure storie di corna, un palazzo che a
Palermo rimase insignificante: Palermo ama il
sangue, le storie di corna, debbono esserci
storie truculente, se no chi priu c'è (ndr:
che piacere c'è), come si dice.
Personalmente ho
un bellissimo ricordo, perchè, grazie alla nuova
proprietà, che devo dire con grande merito ci ha
speso un sacco di miliardi per riportarlo ad una
certa dignità ottocentesca, ho organizzato una
cosa che mi stava molto a cuore e cioè una cena
ottocentesca, occupandomi anche del decoro della
tavola, infatti da vecchie stampe abbiamo visto
come si adornava con fiori e "verzure" la
tavola, ed abbiamo riproposto, era il giorno di
San Martino, un pranzo di San Martino, come si
faceva nelle case opulente, quindi con la
presenza di un grosso tacchino, del pesce in
crosta di sale, e mi sono divertito enormemente,
perchè la cena è un momento di grande piacere, e
allora celebrare San Martino con questa cosa
solenne è stata per me una cosa veramente
esaltante.
Tratto
dall'intervista a Gaetano Basile di Luigi Farina
per la seconda puntata della rubrica I Sapori
di oggi navigando della storia:
Palermo e i suoi palazzi.
dal
sito di
Gaetano Basile by
www.spaghettitaliani.com
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