a
cura di
Luigi Farina
22ª
Puntata - La carne nel mondo arabo
indice puntate
Nella tradizione
popolare ed in letteratura, le pietanze di carne
sono sempre state considerate delizie riservate
a ricchi e nobili. L’alimentazione del popolo
era costituita da preparazioni sostanziose a
base di legumi, cereali e verdure. Così avveniva
– ed avviene – nel mondo arabo e nell’intero
bacino mediterraneo islamico. E così succedeva
pure in Sicilia.
“Buona parte
delle ricette mediorientali per piatti a base di
carne – spiega Claudia Roden nel suo libro
“La cucina del Medio Oriente”, edito da Vallardi
– sia medievali sia più recenti, parlano
semplicemente di “carne” senza specificare
l’animale o il taglio. Questo perchè in passato
si consumavano solo montone e agnello. Salvo
l’occasionale gazzella, o il capretto o il
cammello. Scarsi erano gli allevamenti bovini, a
parte un tipo di bufalo impiegato soprattutto
per il lavoro nei campi. Quelli importati
dovevano fare lunghi viaggi, attraversando molti
paesi, per giungere in Medio Oriente, e quando
arrivavano a destinazione la loro carne era
tigliosa e commestibile solo se tritata. Oggi,
però, le carni di manzo e vitello cominciano
gradualmente a diffondersi e spesso
sostituiscono quelle di montone e di agnello
anche se queste restano, per abitudine, le più
usate e gradite. E le ricette rimangono
inalterate. È pratica comune, in Medio Oriente,
comperare al mercato una pecora viva e tenerla
qualche giorno ospite in cucina prima di
macellarla”.
Nel mondo arabo
sono diversi i metodi di cottura delle carni.
Meshwi
Con questo
vocabolo s’intendono pezzi di carne, di
dimensioni variabili, cotti alla griglia su
braci ardenti. Nel Maghreb è d’uso comune
sedersi intorno ad un fuoco acceso nel cortile,
su cui cuoce allo spiedo un grosso pezzo di
carne d’agnello, tagliandone via via delle
lamelle, man mano che questa cuoce. In Turchia è
apprezzatissimo il “doner kebab”, fette
d’agnello alte due dita, marinate per ore in
olio, sale, pepe, succo di cipolla, prezzemolo,
origano e maggiorana. Scolate, le fette sono
infilzate su uno spiedo verticale e cotte ad una
fonte di calore. Man mano che la carne cuoce se
ne tagliano via, verticalmente, dei lembi. La
cottura, nei ristoranti, avviene spesso davanti
al cliente. Ancora oggi, per godere di questa
atmosfera straordinaria, basta andare in uno dei
numerosi ristoranti di cucina araba, presenti in
qualunque grande città europea.
Lahama Mashwi o
Sish Kebab
(Kebab =
spiedo verticale o spiedini orizzontali –
Sish = carne d’agnello)
È una pietanza
famosissima anche in Turchia con il nome di “Shashlik”
e chiunque l’abbia assaggiata non ha potuto non
leccarsi le dita. La sua origine risalerebbe
agli albori della conquista ottomana, quando i
soldati costretti negli accampamenti all’aperto,
arrostivano la carne su fuochi accesi. In Grecia
e Turchia, la carne tagliata a grossi cubetti è
infilzata su uno spiedo, alternata a spicchi di
pomodori e cipolle e a falde di peperone. I
kebab si servono su dischi di pane arabo o
“pitta” che spesso si pongono sotto la carne,
lasciando che s’imbevano del sugo di cottura che
cola. I cubetti di carne possono anche essere
serviti su un letto di prezzemolo fresco,
accompagnati da salse varie, da insalatine di
cipolle rosse, cetrioli con tutta la buccia
tagliati a fette sottilissime, lamelle di
peperone tagliato a julienne, pomodori verdi.
Oppure su un letto di riso. In Iran quest’ultimo
è servito con un tuorlo d’uovo, presentato nel
mezzo guscio.
Di seguito, tre
marinate per insaporire un chilo di carne
(cosciotto di agnello o filetto di manzo)
tagliata a cubetti di due centimetri per lato.
Marinata n. 1
È d’origine
tipicamente greca; occorrente: 150 m1. d’olio
d’oliva, il succo d’un limone, 2 cipolle tritate
e schiacciate per estrarne il succo, 2 foglie
d’alloro sminuzzate, 2 cucchiai d’origano, 2
pomodori spellati e passati al setaccio
(facoltativi), sale e pepe nero.
Mescolate tutti
gli ingredienti in una terrina e lasciare la
carne a marinare per almeno 2-3 ore. In Iran la
carne resta in marinata per 12 ore e risulta
tenerissima. Il metodo di cottura è sempre lo
stesso: sgocciolare i cubetti di carne ed
infilarli negli spiedini di ferro. Lasciarli
arrostire su braci di carbone o legna; va bene
anche il grill elettrico o a gas. E’ bene
spennellare di tanto in tanto con il liquido
della marinata. La carne dovrà essere ben
rosolata all’esterno e rosea all’interno.
Marinata n. 2
È d’origine turca.
Occorrente: 150 ml. d’olio d’oliva, il succo di
due cipolle, 1 cucchiaino di cannella in
polvere, sale e pepe nero.
Si procede, poi,
come per la ricetta precedente.
Marinata n. 3
Occorrente: 300
ml. di yogurt; il succo d’una cipolla; sale e
pepe nero. La carne deve marinare per almeno tre
ore. A cottura ultimata la si può spolverare di
cannella.
Buon appetito.
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Gaetano
Basile, palermitano DOC, è
giornalista, scrittore, autore di testi
teatrali, fine narratore, ma sopratutto
ricercatore appassionato di tutto quello
che è cultura e tradizione popolare,
sopratutto nel settore enogastronomico.
Ha svolto attività giornalistica e
televisiva, divulgando tutto ciò che è
cultura siciliana, tanto da meritarsi
diversi premi. Vive e lavora a Palermo,
dirige la rivista di etnoantropologia
"Il Pitrè" e collabora con numerose
testate nazionali ed estere.
In questo
spazio Gaetano Basile ci offrirà i suoi
contributi per darci la possibilità di
conoscere meglio la cultura
eno-gastronomica siciliana, e
palermitana in particolare, parlandoci
dell'origine delle pietanze che hanno
reso famosa la cucina siciliana, o di
quelle a volta meno conosciute, che
andrebbero riscoperte, raccontandoci la
loro storia e di come si sono
trasformati nel tempo. |
Il sito di Gaetano Basile
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