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Il Cedro della Calabria: 
il “frutto sacro” degli ebrei alla conquista della DOP 
  
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foto 
inviata da Pro Loco di Diamante  | 
L’estate calabrese non è caratterizzata solo 
dall’arrivo dei tanti turisti in cerca di “un posto al sole”, ma anche da quello 
di un tipo di visitatori “inconsueti”: i rabbini. Ciò che spinge i sacerdoti 
ebraici a raggiungere la Calabria da molte parti del mondo, in particolare dagli 
Stati uniti e dall’Europa dell’Est, è ovviamente un motivo religioso: la ricerca 
dei cedri perfetti da utilizzare tra settembre e ottobre per la Sukkoth (“Festa 
delle Capanne” o anche “Festa dei Tabernacoli”), una delle tre principali feste 
ebraiche dell’anno, insieme alla Pasqua ebraica (Pesach) e alla Pentecoste (Shavuot). 
Quasi tutta la produzione italiana di cedro si concentra in Calabria e in 
particola-    | 
 
 
re nel tratto di costa tirrenica dell’Alto 
Cosentino che va da Tortora a Cetraro che per questo motivo prende il nome di 
Riviera dei Cedri. Il particolare microclima di questa fascia costiera risulta 
ideale per la coltivazione di questo agrume che teme il freddo e l’umidità. 
Poiché i testi sacri prescrivono che per le 
celebrazioni della Sukkoth vengano utilizzati solo i frutti migliori dell’albero 
più bello (che gli Ebrei identificano nel cedro), i rabbini giungono nella 
Riviera dei Cedri per visionare personalmente a uno a uno gli alberi e scegliere 
i singoli frutti. Il lavoro di selezione inizia già al mattino presto, con il 
rabbino e il contadino che avanzano lentamente tra i filari della cedriera. Il 
rabbino di solito precede il contadino che lo segue con una cassetta di legno e 
delle forbici nelle mani. 
 
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I cedri da utilizzare nelle celebrazioni devono 
presentare delle caratteristiche ben precise: provenire da alberi cresciuti non 
da talea innestata e almeno al quarto anno di vita e possedere un peduncolo 
accentuato, una forma conica perfetta senza rugosità e senza macchie sulla 
buccia. 
Perciò il primo aspetto da verificare è l’assenza 
di innesti. Se la base del tronco è liscia vuol dire che non c’è stato innesto e 
quindi si può procedere alla selezione dei frutti di quella pianta. Poiché i 
rami sono bassi e pieni di spine, il rabbino deve sdraiarsi a terra per 
individuare i frutti buoni. Effettuata la scelta dopo un’attenta analisi, il 
sacerdote chiede al contadino  di tagliare il cedro dalla pianta per 
poterne   | 
 
foto inviata da Off Season  | 
 
 
esaminare la buccia, il colore e la forma. Se il 
frutto supera anche quest’ultimo esame da parte del rabbino, viene riposto nella 
cassetta dei cedri prescelti per le celebrazioni. 
 
I cedri calabresi sono tra i pochi al mondo a 
presentare le caratteristiche richieste e per assicurarseli i rabbini sono 
disposti ad offrire delle cifre altissime. 
Oltre ad essere utilizzato nelle celebrazioni 
religiose ebraiche per il suo valore simbolico, il cedro trova impiego 
nell’industria farmaceutica, fitocosmetica, profumiera e soprattutto alimentare 
sia nel comparto dolciario sia in quello degli sciroppi e dei liquori. E’ anche 
molto richiesto nel campo della pasticceria artigianale dove impreziosisce le 
sfogliate napoletane e le cassate e i cannoli siciliani. 
 
Il periodo di raccolta dei frutti varia a seconda 
del loro utilizzo. I cedri per la Sukkoth si raccolgono in estate quando sono 
ancora verdi, mentre quelli destinati agli altri usi sono raccolti durante tutto 
il periodo autunnale quando la colorazione è più tendente al giallo dorato. 
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foto 
inviata da Off Season  | 
 
Quando all’inizio degli anni ’60 la Calabria ha 
iniziato a subire la forte concorrenza degli altri Paesi (in particolare di 
Portorico) che producevano cedri meno pregiati, ma a un prezzo inferiore, 
l’economia del cedro, sulla quale si fondava quella dell’intera Riviera, ha 
retto proprio grazie alla domanda proveniente dalla comunità ebraica. Il 
progressivo ridimensionamento della produzione ha raggiunto i minimi storici 
intorno alla fine degli anni ’80, quando si è riusciti a invertire la tendenza, 
facendo riscoprire all’industria alimentare sia locale sia nazionale, la qualità 
di questo agrume. Attualmente sono diverse le pasticcerie e gelaterie calabresi 
che offrono specialità a base di cedro e le piccole industrie artigianali che 
producono liquori, sciroppi  e cedrate. E  il  cedro  ha 
fatto il suo ingresso  | 
 
 
anche nella gastronomia locale come ingrediente 
base di molte ricette sia dolci sia salate. 
Il merito va in buona parte attribuito al 
Professor Franco Galiano, presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro, 
che con la sua instancabile attività di “profeta del cedro”, come egli stesso 
ama definirsi, è riuscito a diffondere l’immagine di questo agrume quasi in ogni 
angolo del pianeta (persino all’Isola di Pasqua!). 
Dal 2000 si è affiancato anche il Consorzio del 
Cedro di Calabria che si pone come obiettivi la tutela e la valorizzazione della 
varietà Liscio Diamante, tipica della Riviera dei Cedri. Il Consorzio ha sede a 
Santa Maria del Cedro, nel cui Castello medievale è stato creato un centro 
polivalente che ospita il Museo del Cedro, un Laboratorio del gusto ed anche una 
Cittadella industriale con annesso Centro ricerche su questo agrume. Attraverso 
la creazione di una filiera cedricola si vuole fare in modo che la 
trasformazione dell’agrume venga effettuata prevalentemente in loco, anziché 
altrove, in modo da riportare il cedro al centro dell’economia della Riviera.
 
Fiore all’occhiello sarà l’ottenimento della DOP, 
il cui iter ha già preso il via. 
ORIGINI 
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Delle origini del cedro, primo agrume a essere 
coltivato nell’area del Mediterraneo, non si conosce precisamente la storia. 
Mentre secondo alcuni studiosi, l’introduzione nel Mediterraneo della coltura 
del cedro - dapprima in Grecia e successivamente in Italia - si deve ad 
Alessandro Magno e alle sue truppe, secondo altri, la diffusione di questa 
coltura nella Magna Grecia è da attribuire alle origini ebraiche dei fondatori 
delle colonie elleniche di Metaponto, Sibari e Crotone. Una descrizione del 
cedro si trova nella Storia delle Piante scritta dal greco Teofrasto intorno al 
300 a.C. 
Nell’XI e XII secolo, fu la notissima Scuola 
Medica Salernitana a riconoscere il valore officinale del cedro, i cui fiori, 
semi e foglie dalle notevoli virtù medicamentose venivano impiegati in numerose 
preparazioni galeniche. Virtù confermate anche da un recentissimo studio 
effettuato dal Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università della 
Calabria che ha evidenziato come il potere antiossidante del Cedro di Calabria 
possa dare ottimi risultati nel trattamento sia del diabete sia di malattie 
neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.  | 
 
foto inviata da pro Loco di Diamante  | 
 
 
  
  
Indirizzi utili: 
www.accademiacedro.altervista.org 
www.universocedro.com 
www.rivieradeicedri.net 
www.cedrodicalabria.it   Laura 
Gambacorta  |