“Il vino è
opera della natura e dell’arte dell’uomo:
appartiene perciò a vari regni. Al regno della
bellezza per primo: si pensi alle meravigliose e
molteplici scale cromatiche dei grappoli, oppure
alle infinite sensazioni aromatiche e gustative
che il vino può offrire a seconda del suolo,
della luminosità o del clima da cui proviene
l’uva che l’ha prodotto.” Parola di Giacomo
Tachis, enologo di grande ingegno e talento,
innamorato di Sicilia.
Nell’Isola il
sogno dei poveri fu la vigna dietro la casa,
quello dei nobili una vigna per dare lustro al
Casato. E’ terra a naturale vocazione viticola
come l’attesta la nascita di viti durante il
Terziario. Prima ancora che vi comparisse
l’uomo.
CATANIA
La posizione
particolare dell’Etna influenza il clima di
tutta questa provincia. E, quindi, bisogna
sempre tener presenta l’altitudine e
l’esposizione. Correlati fra loro danno vita a
differenti microclimi e microzone più o meno
vocate alla viticoltura. I vitigni selezionati
nel corso dei secoli nei comuni di Trecastagni,
Viagrande e Zafferana Etnea, sono riusciti ad
arrampicarsi sino alla cima di alcuni coni
eruttivi spenti. Il terreno ricco e le pendenze
notevoli hanno condizionato sia la maturazione
che la produzione per ceppo.
Nel versante che
cade nel territorio di Milo si producono le
migliori uve di Carricante da cui si ricava
l’Etna Bianco Superiore DOC. Un vino intrigante
che trova il suo equilibrio non prima di due
anni dalla vendemmia e, in certi casi, dopo tre
o quattro anni.
Così scrisse Mario
Soldati: “...l’Etna bianco raccoglie e fonde,
nel suo pallore e nel suo aroma, nella sua
freschezza e nella sua vena nascosta di
affumicato, le nevi perenni della vetta e il
fuoco del vulcano.”
Da non dimenticare
che nei territori del versante sud del vulcano
si sono preservate antichissime varietà
autoctone come la Vesparola e il Nerello
Cappuccio che sono vitigni a rischio di
estinzione. Nel versante nord, nel comune di
Randazzo, resistono 40 ettari di Grenache, ossia
Alicante, vitigno spagnolo sopravissuto pure
alla fillossera di fine Ottocento. Pare che sia
stato impiantato alla fine del Quattrocento.
E’ l’Etna DOC
l’unico della provincia.
Etna Rosso – Uvaggi: Nerello Mascalese
(minimo 80%), Nerello Cappuccio o Mantellato
(massimo 20%) più eventuale aggiunta di uve
bianche locali non aromatiche. Il vino ha colore
rosso rubino con leggeri riflessi granato se
invecchiato, rosato tendente al rubino il
Rosato. Profumo intenso, vinoso; sapore secco,
robusto, armonico, caldo.
Gradazione alcolica: minimo 12,5°.
Etna Bianco – Uvaggi: Carricante (minimo
60%), Catarratto bianco (massimo 40%) eventuali
aggiunte di Trebbiano e Minnella bianca. Colore
giallo paglierino, talvolta con leggeri riflessi
dorati; profumo delicato, sapore secco, fresco,
armonioso.
Gradazione alcolica: minimo 11,5°
Esiste soltanto una sottodenominazione
geografica: Etna Bianco Superiore – prodotto in
una particolare zona del comune di Milo. Uvaggi:
Carricante (minimo 80%), Catarratto Bianco
(massimo 20%). Gradazione alcolica: minimo 12°
Tratto
dalla Rubrica a cura di Luigi Farina A
tavola con l'esperto:
Gaetano Basile e la
cultura gastronomica siciliana.
dal
sito di
Gaetano Basile by
www.spaghettitaliani.com |