dalla biennale di Venezia, che è stata
spedita da questi intellettuali che all'epoca animavano la vita di
questo caffè, che è firmata fra gli altri da Carlo Levi. Erano
bravi, veramente bravi, riuscivano a mettersi in comunicazione con
altre città, probabilmente la passione che avevano dentro era tale
che riuscivano a fare cose che normalmente non si riescono a fare.
In quasi 50 anni fecero una cosa come un centinaio di mostre e di
eventi, di cui vengono conservate gelosamente tracce all'interno
della biblioteca di Modena, con una raccolta che ne rende giustizia,
perchè è quasi completa dei cataloghi di tutti gli artisti che
esposero in queste sale di questo caffè. Purtroppo è un caffè che
non c'è più, perchè intorno al '75 chiuse i battenti perchè venne un
po' abbandonato, i modenesi non furono bravi a tenersi un pezzo
della loro storia e lasciarono che una grossa catena di
abbigliamento rilevasse questo spazio, che era in un punto
strategico, ripeto in via Emilia, punto centrale della città, dove
avviene lo "struscio" del modenese, il sabato e la domenica, sotto
un portico prestigioso, con accanto i più bei negozi della città, le
grif più importanti, e quindi probabilmente ghiotta come posizione e
quindi venne rilevata da questa catena. Il locale non c'è più, però
per fortuna le tracce del loro glorioso passato sono rimaste. Un
caffè che già nel '700 era importante, ho visto dei reportage
fotografici anche degli inizi del '900, ho visto dei disegni del
'700 e dell'800, dove le sale erano magnifiche, con arazzi, tavolini
in ferro battuto e marmo, lampadari bellissimi, addirittura c'è
questo episodio, durante il periodo del dominio estense, di questo
dragone che entrò all'interno del caffè a cavallo per ammonire un
avventore che aveva fischiato al duca, aveva fatto un gesto di
scherno al duca, e il dragone era entrato a cavallo in questo caffè
per punire questo avventore un po' irriverente. Dopo il caffè
nazionale, purtroppo, non ci sono stati più esempi di caffè
letterari in città. La città ha dovuto un po' ritrovarsi, la voglia
di andare in centro un po' si era persa in quegli anni li, come
invece facevano i nostri genitori, o i nostri nonni, o i nostri avi.
Questa tradizione l'hai ripresa tu
rilevando il tuo caffè dell'Orologio, cosa ti ha spinto e che
risposta hai avuto dalla città?
In simultanea con il cambiamento di
tendenza da parte della città di cui ho parlato prima, io rilevai il
locale e sapendo di questa storia di questo caffè che era nostra e
che ora non c'è più, ho cercato di costruire qualcosa di analogo.
Avevo già avuto contatti con altri caffè storici, e il primo passo
fu, per quotare il locale, quello di farlo entrare nell'associazione
dei locali storici d'Italia, per cui alla fine del '99 riuscimmo a
produrre una documentazione tale che l'Associazione dei Locali
Storici diede l'OK al nostro ingresso. Fu un lavoro di qualche mese,
scavando negli archivi napoleonici, che abbiamo in città, e dove
venne ricostruita la storia, così abbiamo appurato che vi era stato
sempre un caffè dal 1787, la prima ricevuta di pagamento di affitto
è del 1787 e recita proprio: "bottega ad uso caffè sotto al
Voltone". Il Voltone è sempre stato questo grande volto di
portico che permette lo sbocco sulla via Emilia, e nell'angolo c'era
sempre stato questo caffè. Proprio Napoleone fu obbligato a passare
la sotto per andare nelle sale comunali del palazzo comunale che è
proprio sopra di noi, per discutere delle vicende della Repubblica
Cisalpina, passo snodo importante della nostra storia,
successivamente al suo ingresso trionfale sulla carrozza, dove i
modenesi si sostituirono ai cavalli, cioè tolsero al suo arrivo i
cavalli alla carrozza, tanta era la voglia di averlo in città, e si
sostituirono ai cavalli, portandolo a braccia, quasi di peso, fino
al Palazzo Ducale. Le tracce sono tante, il caffè ha avuto una
storia importante, anche se ad essere sinceri, non è stato caffè
letterario nell'800 e nel '900, sicuramente ha avuto delle
frequentazioni importanti, però ci mancano i Wagner del Caffè Greco,
ci mancano i futuristi del Giubbe Rosse, ci mancano gli irredentisti
del caffè Covas, però sicuramente era un punto di ritrovo, un
angolino dove si era quasi obbligati a passare, visto la sua
posizione centrale, sotto all'orologio, a ridosso di piazza Grande.
Nel '900 in realtà son due i caffè, e la fusione di questi due
racconti ci porta a capire cosè la storia del caffè dell'Orologio.
Dove sono io ora, l'attuale caffè dell'Orologio, si trovava il caffè
Alba, il più antico dei due, quello di cui abbiamo parlato prima,
accanto si trovava l'Orologio, che ora non c'è più, chiuso anche
quello negli anni '80. Nel '90 quando il locale venne riaperto da
noi, prendemmo il nome del più nobile caffè dell'Orologio, che si
trovava accanto a noi, che per una cinquantina d'anni fu il
concorrente diretto del caffè Alba, e ripartimmo. Quindi prendemmo
la bottega, il luogo, più antico come mescita di prodotti, di caffè,
prendendo il nome più nobile che era quello accanto, che in realtà
era un luogo da bisboccia, uno di quei caffè fumosi di un tempo, il
bar dei commercianti, dove si trovavano a fare delle trattative,
dove sono stati persi dei terreni al gioco, non era un luogo dei più
frequentabili, insomma. Quindi è stato un voler fare un'operazione
che non disperdesse il passato di ognuno dei due locali, quindi il
più antico caffè Alba riparti prendendo il nome del caffè
dell'Orologio, prendendo i lati più interessanti, più accattivanti,
anche i più belli della storia del caffè dell'Orologio che ara a
fianco a lui. Per potere entrare nell'Associazione dei Locali
Storici abbiamo presentato due storie, due racconti, che poi sono
confluiti, nel '90, in un'unica storia, quando lo abbiamo riaperto.
Il caffè dell'Orologio era il più elegante, e la cosa curiosa era
che dividevano la piazzetta a metà e c'era anche un po' di rivalità
fra di loro, si facevano degli scherzi, ed ho potuto intervistare
quello che per quarant'anni è stato prima garzone e poi titolare del
caffè Alba e poi la figlia del titolare del vecchio caffè
dell'Orologio. Le separava un muro erano uno a fianco dell'altro.
Quando venivano costruite le insegne dovevano essere una più bella
dell'altra, di notte andavano a fare la pipì nella fioriera del
concorrente, una sorta di bonaria rivalità che sicuramente un po' di
vita difficile deve averla creata ai due gestori. Però noi ci
tenevamo che tutte e due i locali che hanno fatto un po' la storia
della città mantenessero una propria connotazione e che nulla
rimanesse disperso, da qui abbiamo stampato un libro che servisse da
memoria e ci riordinasse un po' le idee anche a noi e ha evitato
degli equivoci, ci è servito a capire il nostro passato. Nel caffè
Alba, ora caffè dell'Orologio, furono tanti i personaggi che si sono
alternati, ricordiamo per esempio una presenza di Marcello
Mastroianni, in città per una prima teatrale, gli editori, quando ci
fu la prima edizione della Festa del Libro economico, che venne
proprio tenuta a Modena, e gli editori lo scelsero come luogo di
incontro per i loro aperitivi o caffè quando venivano via dal
festival, ci fu un momento in cui tutti i grandi da Mondadori a
Guanda furono a Modena e vennero al caffè dell'Orologio, vi sono
tracce di Pasolini, di Chiara, di Bianciardi, anche gli
intellettuali venivano spesso a Modena anche nella seconda metà del
'900, fu anche fucina di una certa contestazione. Gli scherzi che si
sono succeduti, anche quelli ci sono stati di aiuto per capire che,
insomma, la miseria del dopoguerra venne esorcizzata, venne vinta
anche in modi bizzarri, per esempio una volta un miliardario venne
invitato a bere e stranamente gli offrirono da bere, visto che in
genere era lui che offriva, aveva una chevrolet e la parcheggiò
davanti al caffè, lo fecero bere e alla fine appena uscì non c'era
più la chevrolet, cominciarono a cercare intorno e la trovarono
davanti alla pietra "Ringadora", che è una pietra che c'è in piazza
Grande dove un tempo venivano arringati quelli che non pagavano le
fatture, che avevano dei debiti, e lui si arrabbiò visto che gliela
fecero trovare sopra al masso, la alzarono in sei e la avevaqno
poggiata sopra questo masso. Altro esempio facevano la classifica
dei picchiatori, di chi picchiava più forte in una sfida che si
svolgeva in una spiaggetta del Panaro per vedere chi picchiava di
più. Si vede che cercavano di rendersi la vita più facile dopo la
guerra che doveva essere stato un periodo difficile per tutti,
prendendola un po' con filosofia. Fino agli ultimi anni che abbiamo
scoperto che potevamo raccogliere quello che era il passato di
questi due caffè, e ridandogli dignità anche con un'attività
culturale che fosse continuativa.
Parliamo delle attività culturali
che avete ospitato nel vostro caffè.
Ci siamo accorti di poter
creare anche un momento di crescita per gli ospiti che vengono
all'interno di un caffè e che cercano qualcosa in più rispetto al
bicchiere di vino, rispetto al caffè. Ci piaceva questa cosa di
potere comunicare con delle immagini e anche con dei documenti il
passato della nostra città, oppure approfondire insieme ai nostri
ospiti qualche tema che ci era particolarmente caro. Da lì abbiamo
iniziato piano piano con qualche esperimento, all'inizio non abbiamo
cominciato con un susseguirsi di eventi di arte contemporanea, visto
che era una cosa che si è già un po' vista, noi eravamo più rivolti
al passato, con la voglia di saper più chi siamo attraverso il
nostro passato. Più delle volte erano delle ricerche che nascevano
dall'esigenza di qualcuno di noi, o dei nostri clienti, quindi si
sceglieva un tema e si approfondiva, ci si documentava, con l'aiuto
di qualche amico antiquario e si costruivano questi eventi a tema
che potessero alla fine lasciare qualcosa. Abbiamo iniziato piano
piano analizzando gli scrittori importanti che aveva avuto la città,
quindi delle retrospettive che coinvolgevano questi antiquari, che
mettevano a disposizione documenti, come lettere autografe,
fotografie, ricevute, tessere di biblioteca, tutto quanto poteva
approfondire la storia del personaggio a ritroso nel tempo. Questa
cosa con l'aiuto di qualche amico ha cominciato a prendere sempre
più corpo, da li ci siamo spostati sul discorso dei bibliografi,
coinvolgendo alcuni collezionisti di libri, con qualche rassegna
sotto il profilo della produzione letteraria di questi scrittori che
andavamo ad approfondire e uno di questi è stato Paolo Monelli,
grande scrittore gastronomo, sul quale, visto che ha scritto
tantissime cose sulla gastronomia, abbiamo voluto dedicare un
omaggio raccontando la sua storia attraverso i suoi libri, quindi
vennero esposte tutte le prime edizioni, alcune dedicate, da " Le
scarpe al sole", al "Ghiottone errante", al "Santo bevitore", tutti
i suoi libri più importanti, fino agli anni '65, '70, vennero
esposti dentro le teche. Un'altra volta abbiamo fatto una
retrospettiva sulle "Secchie rapite" del Tassoni, vennero esposte le
edizioni più rare, la più piccola, la più grande, quella in dialetto
modenese, quella in dialetto bolognese, una in inglese, alcune
illustrate in un modo, alcune in un'altro, in alcuni casi abbiamo
anche dovuto fare delle polizze per cautelare i collezionisti, ci
siamo trovati in casa del materiale di valore, si fa presto a
superare i 100.000 euro. Un'altra volta abbiamo fatto quella su
Pinocchio, in collaborazione alla Fondazione Collodi, dove anche lì
abbiamo esposto le edizioni più rare dall'800 ad arrivare ad oggi.
Abbiamo fatto una retrospettiva su Kennedy, approfondendo il
personaggio, utilizzando del materiale degli anni '60, per esempio
una serie di gadget della sua campagna elettorale, che lo portò a
diventare presidente. Un'altra volta facemmo una cosa
sull'allunaggio, dove abbiamo messo in esposizione le prime pagine,
dei più grossi quotidiani, che ne parlavano, dal Corriere al Times,
con tutti i grandi nomi del giornalismo internazionale, che
firmarono i pezzi dell'epoca. Mi ricordo anche una mostra di
soldatini, che raffiguravano delle bande in miniatura di tutto il
mondo, realizzata in contemporanea al Festival delle Bande Militari
svoltosi a Modena, quindi mentre davanti all'Accademia si svolgeva
il Festival delle bande vere, noi avevamo quelle in miniatura fatte
da soldatini. Abbiamo fatto una retrospettiva sui più importanti
barman del '900, prendendo un campione di 10 nomi che erano
universalmente riconosciuti come i barman italiani più importanti,
quelli che avevano lasciato di più il segno, con alcune caricature
che li riprendevano, una scheda per ognuno di loro, e aneddoti
curiosi sulla loro vita nei grandi alberghi o nei grandi locali.
Abbiamo fatto una retrospettiva su New York, raccogliendo delle
cartoline della New York che non c'è più, quella dell'inizio '900
con dei grattacieli fantastici che adesso non ci sono più, visto che
hanno l'abitudine di distruggerli e di rifarli, si poteva vedere un
testo che spiegava e le immagini di quello che adesso non c'è più,
per ripercorrere un secolo di una grande metropoli. Adesso abbiamo
quella del Titanic, che è una mostra per capirne di più, con tutti i
passaggi dal varo alla collisione con l'iceberg, con delle
didascalie esplicative, con delle immagini inedite, con la rassegna
stampa del dopo disastro, abbiamo completato la mostra fotografica
con alcuni oggetti, non del Titanic, visto che quel poco che non si
trova in fondo al mare è difficilissimo da trovare, ma di navi
contemporanee al Titanic, che erano la concorrenza, per esempio un
carrello portavivande del 1922 in argento massiccio, dal valore di
25.000 Euro, una cosa gigante, oggetti utilizzati nell'arredo, dei
posaceneri, apribottiglie, spumantiere, a breve ci devono portare
uno scafandro da palombaro del 1901. Sono tutte operazioni al
passato. Ogni tanto buttiamo dentro qualcosa di attuale, per esempio
abbiamo fatto una mostra sul rugby, un reportage di come si è
evoluto il rugby negli anni, le mosse, le placcate, che ha avuto un
grande successo ed è stata visitata da tanti ragazzi. Ci sono dei
temi che arrivano di più sul pubblico giovane, e degli altri che
sono per persone fra i 45-50 anni che avendo vissuto i temi trattati
li sentono più vicini. Per avvicinare i giovani abbiamo anche fatto
una mostra sui Boy Scout, sul movimento Scout, quindi tutta la
storia del fondatore Robert Baden-Powell, fino ad arrivare ai giorni
nostri, con oggetti, gadget, materiale vario, testi d'epoca, e li
venivano i gruppi anche di giovanissimi, i lupetti, a visitarla
interessatissimi. Abbiamo indirizzato così il locale.
E dal punto di vista prettamente
legato al bar, come riuscite a legare le due cose?
Ovviamente il tutto deve essere
accompagnato da una gestione il più possibile attenta, e questa idea
di tipicizzare la nostra proposta anche nell'American bar, con
questa carta di cocktail al balsamico, che abbiamo inventato negli
anni scorsi, ci ha permesso anche di acquisire un'identità. L'idea
di realizzare una caffetteria, un american bar, visto che ci
troviamo a Modena, non ci troviamo ne in una nave, ne a Milano,
quindi cerchiamo di utilizzare i nostri prodotti, ecco perchè
l'aceto balsamico, e perchè il lambrusco, ed ecco perchè nei nostri
buffet dell'aperitivo spesso incontriamo i salumi tipici locali e il
parmigiano che non manca mai. quindi l'idea è un po' questo: di
creare qualcosa di diverso, nel panorama di quello che anche miei
colleghi importanti fanno, per esempio Florian, gli ho proposto
spesso di fare delle cose storiche insieme, e lei mi ha sempre detto
di no, perchè lei fa delle cose di rottura, delle cose moderne, mi
ha detto: "io son già un museo, non posso autocelebrarmi, non
posso fare delle cose vecchie, faccio delle cose legate alla
biennale, moderne", per cui uno magari si trova al Florian con
delle mostre moderne, d'avanguardia di fianco ai tavolini di marmo,
ai divanini in velluto, agli affreschi,
ai vetri e agli specchi d'epoca, questa è quello che li caratterizza. Giubbe Rosse
è molto vivo, forse è quello che si muove di più per le attività
culturali, sopratutto sulla poesia stanno facendo veramente un
grosso lavoro, creando un gruppo di lavoro importante, riuscendo a
dargli continuità, visto che il problema sta proprio li, molti sono
quelli che partono, tre mostre e poi cambia gestione il locale,
oppure mollano. Riuscire ad essere coerenti, non dico di ponderare
bene la linea, fare anche degli esperimenti, cercando di capire che
cosa ci viene meglio. Abbiamo visto che la risposta c'è, si deve
solo riuscire ad essere riconoscibili, deve essere una cosa che
negli anni acquisisce concretezza e quindi mantiene una sua dignità,
perchè ha un passato, tutto sempre motivato, per esempio quella del Titanic era una vecchia cosa che avevamo in mente, perchè tutto
sommato da barman ci sentiamo legati visto che chi può dire di avere
lavorato su una nave è un barman che ha qualcosa in più, per cui ci
affascinava fare qualcosa su una nave, anche se ha avuto un percorso
che si è concluso tragicamente, ci sembrava qualcosa di bello anche
per la nostra professione, come quando abbiamo fatto la mostra su
Napoleone, abbiamo cercato di capire cosa mangiava e cosa beveva, e
facemmo assaggiare assieme a questa associazione di napoleonici che
vennero per l'occasione a Modena, facemmo assaggiare le cose tipiche
che lui amava mangiare e bere. Spesso si cerca una scusa per poi
berci sopra, alla fine, o per mangiarci sopra, dove non è possibile
rimane un omaggio ad un tema che ci è molto caro.
Fra le ultime iniziative c'è pure
la creazione di una Associazione legata al mitico 007, con una
ricerca dei cocktail amati da James Bond e dei locali che lo hanno
ospitato.
Anche il progetto James Bond
rispecchia quanto detto prima, con questa ricerca leggendo i 52
romanzi della sagra, e vedendo i 22 film, raccogliendo tutto quello
che ha bevuto e dove lo ha bevuto. E' un'attenzione che noi vogliamo
avere. Questa cosa l'abbiamo costruita insieme a qualche amico
legato al locale e a qualche ospite del locale. abbiamo cercato di
fare un lavoro che non era ancora per certi versi fatto, che è
quello di sapere questi grandi personaggi cosa amavano, quali erano
le loro preferenze eno-gastronomiche, insomma, e unitamente a questo
approfondire il personaggio. Tutto sommato quello che ci obbligavano
a fare quando andavamo a scuola, ce lo siamo scelti noi adesso, in
età matura, e vogliamo fare un percorso in modo da coinvolgere anche
i nostri clienti. |