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Introduzione alla rubrica ed indice puntate |
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Prima puntata -
Gennaio 2005
Ristorante Museo
Caruso e Grand Hotel Excelsior Vittoria
di
Luigi Farina
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Le Interviste: Guido
d'Onofrio |
Guido D'Onofrio
massimo storico italiano su
Enrico Caruso
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Ci parli della
sua passione per Caruso e di questo personaggio che conosce così
bene. Ci spieghi di che e' morto Caruso a soli 48 anni, nel pieno
della sua attività artistica.
Sin da ragazzo ho avuto sempre una
grande passione per Caruso.
L'ascolto della sua inconfondibile voce, dalla straordinaria pienezza
del timbro e dagli acuti possenti e bronzei, seppur incisa con i
rudimentali sistemi dell'epoca, ma magnificamente riprodotta per la
sua incredibile fonogenìa, mi ha sempre affascinato.
Era un personaggio eccezionale, napoletano generoso, donava infatti
ingenti somme ai poveri, e spesso cantava per beneficenza. Paradossalmente, era considerato dagli impresari il tenore più
economico della storia del palcoscenico. Infatti, pur essendo i suoi cachets favolosi, per sentirlo cantare la gente era disposta a
spendere cifre iperboliche, consentendo così ai botteghini incassi
vertiginosi! Purtroppo morì a soli 48 anni, nel pieno della sua
attività artistica, per un incredibile errore dei medici americani che
non seppero scoprire il suo vero male.
Nel mese di ottobre del 1920 Caruso cominciò ad accusare intensi
dolori al fianco sinistro, che erano stati ritenuti di origine
reumatica. Successivamente ebbe delle emottisi e un versamento
pleurico con empiema. Subì ben sette interventi chirurgici per
l'asportazione del liquido pleurico, con intervalli più o meno lunghi
di remissione del male e quasi di apparente guarigione, senza però che
la causa vera venisse eliminata. Caruso era affetto, infatti, da
ascesso sub-frenico della regione sottodiaframmatica di sinistra,
incredibilmente non diagnosticato |
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dai professori americani che lo ebbero in cura tra la
fine del 1920 e gli inizi del 1921. E dire che ci voleva poco per
scoprire la causa dello stato morboso dell'illustre paziente! Esami
radiografici opportunamente praticati avrebbero risolto ogni dubbio ed
un intervento chirurgico eseguito in tempo, gli avrebbe salvato
sicuramente la vita, poichè egli morì non per l'ascesso in sè, bensì
per le complicanze che si sarebbero certo evitate se non si fosse
perduto tempo. Infatti l'ascesso, scoperto a Sorrento negli ultimi
giorni di luglio 1921, determinò una peritonite settica con
setticemia, causando così la morte del grande tenore, che avvenne alle
ore nove del 2 agosto all'Hotel Vesuvio di Napoli.
Qual'è stato il rapporto fra Caruso e
la sua Napoli?
Il rapporto fra Caruso e la sua
Napoli non e' stato idilliaco, perchè Caruso ricevette uno sgarbo
dai suoi concittadini. Infatti, nel dicembre 1901, quando era già
famoso per aver calcato i palcoscenici delle due Americhe e quello
della Scala di Milano, volle esibirsi nella sua Napoli, certo che
tutti i suoi buoni concittadini stessero ad attenderlo a braccia
aperte, per tributargli l'apoteosi più clamorosa. All'epoca però,
incontrastato idolo del San Carlo era il tenore Fernando De Lucia,
e gli amici di questi, dopo la recita di "Elisir d'Amore"
interpretata da Caruso, insinuarono che aveva davvero una gran
bella voce, ma che quell'opera non andava cantata in quel modo.
Anche il Barone Procida, direttore del giornale "Il Pungolo" e
grande amico di De Lucia, scrisse che Caruso "anche come attore
aveva lasciato molto a desiderare". Tutto ciò, ovviamente, non
piacque a Caruso, che giurò fermamente che a Napoli non avrebbe
più cantato e che sarebbe ritornato solo per mangiare i vermicelli
alle vongole e per rivedere la sua cara matrigna Maria Castaldi,
donna dolce e premurosa, che lui amò tanto come la sua mamma
scomparsa durante la sua adolescenza. E mantenne per sempre questa
promessa!
Ci troviamo
nel "Ristorante Caruso" di Sorrento, che e' diventato ormai un
vero e proprio museo dedicato al tenore. Lei ha dato un grosso
contributo per raccogliere foto, caricature, dischi autografati,
giornali d'epoca, ecc. Come e' nata questa idea?
L'idea di creare questo museo e'
nata 7-8 anni fa, quando ebbi l'opportunità di conoscere Paolo
Esposito, titolare del ristorante, persona veramente squisita
sotto tutti i punti di vista. Nacque subito tra noi due una
profonda amicizia, rafforzata anche dalla comune passione per il
grande tenore. Sulle pareti del locale, all'epoca vi erano pochi
ricordi di Caruso. Pensai subito che in quel contesto poteva
essere realizzato un piccolo, ma significativo museo. Un connubio
quindi tra il mitico personaggio e l'alta gastronomia, ovvero un
punto di riferimento carusiano, unico nei luoghi dove e' nato.
Essendo stato grande amico del figlio del tenore, Enrico jr.,
scomparso nel 1987, con il quale ebbi l'onore di collaborare alla
stesura della sua biografia paterna dal titolo "ENRICO CARUSO,
MY FATHER AND MY FAMILY" pubblicata negli USA nel 1990, ebbi
l'opportunità di ricevere dallo stesso numerosissimi ricordi del
padre, che io poi, in aggiunta a quelli che già possedevo, donai
all'amico Paolo Esposito, consentendo così la realizzazione del
museo carusiano nell'interno del suo ristorante. Certo non siamo
proprio a Napoli, sua città natale, che però, mi duole dirlo, è
stata molto ingenerosa nei riguardi di Caruso. Esiste a Napoli
solo un piccolissimo, misconosciuto e oscuro vicoletto all'Arenella
che porta il suo glorioso nome, e un busto in estremo
stato di degrado senza alcuna
manutenzione nel tempo da chi di dovere. Infatti, il busto stesso
e' sfigurato ed imbrattato di vernice ; alcune lastre sottostanti
sono state divelte e nelle vicine aiuole vi sono accumuli di
rifiuti di ogni genere. Ho anche scritto una lettera a "Il
Mattino", deplorando questo stato di cose, con la convinzione che
le autorità mi ascoltassero ma, purtroppo, non c'e' stata alcuna
rispondenza a questa mia protesta, peraltro avanzata da un non
napoletano (io sono di Foggia). Qui a Sorrento c'è almeno qualche
buon ricordo di Caruso. Infatti, oltre al ristorante-museo, il
grande tenore è ricordato in un importante e centralissimo viale
che porta il suo nome. Da quella famosa serata dell'Elisir
d'Amore, Napoli purtroppo non ancora si è riappacificata con
Caruso. Ciò è inconcepibile nei riguardi di chi spesso diceva: "Se
mi apriste il cuore, vi trovereste inciso un solo nome: Napoli!". |
Guido D'Onofrio con la moglie
nella terrazza dell'Hotel Excelsior Vittoria |
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