quel periodo è frequentato da
tantissimi personaggi come Leopardi, Baudelaire, Gioacchino
Pecci (il futuro papa Leone XIII), Hans Christian Andersen,
Gabriele D’Annunzio, Lord Byron, Gogol, Mark Twain, Stendhal,
Arturo Toscanini, Bizet, Rossini, Wagner, e tanti altri.
Descrivici adesso un po’ il
locale.
Il Caffè Greco è una sorta di
labirinto di stanzette collegate fra di loro, stracolme di
testimonianze e ricordi, come quadri, foto, lettere autografate,
… Tre stanze sono un po’ diverse dalle altre.
Una, la cosiddetta “prima sala”,
ha una pregevole esposizione di quadri, che raffigurano
sopratutto Roma antica, realizzati da Vincenzo Giovannini fra il
1870 e il 1880.
La seconda, “l’omnibus”, è
chiamata così perché, per la disposizione dei tavolini, è simile
ad un vagone d’altri tempi, tipo Orient Express, oppure a quelli
ancora precedenti trainati dai cavalli. E’ questa la stanza
nella quale si accomodò Buffalo Bill con alcuni capi indiani,
durante il tour in Italia con il suo circo.
La terza, che prende il nome di
“sala rossa”, per i damaschi rossi di cui è rivestita, è una
sala più ampia con una grande scultura di un fauno, che sembra
fare da guardia alla stanza. In un angolo si trova una libreria
che contiene tutti i documenti e i libri che testimoniano la
storia del caffè , e sotto la finestra è presente anche il
divano in cui si accomodava Hans Christian Andersen. Questa è la
stanza dove si riuniscono varie associazioni che fanno capo al
Caffè Greco, ed è qui che sono accolti gli ospiti di riguardo.
Un tuo pensiero finale sul
Caffè Greco.
Non è l’unico caffè letterario del
nostro paese, ma è sicuramente uno dei più affascinanti e
rappresentativi di un fenomeno che all’estero, in Francia
soprattutto, gode di un grande rispetto e interesse da parte dei
turisti e degli intellettuali. Qui da noi, come in tante cose,
c’è maggior disattenzione a quegli aspetti “nobili” della nostra
vita sociale e culturale che gli stranieri ci invidiano. Sarebbe
il caso di apprezzare di più luoghi come questo, o come i suoi
“cugini” di Padova, Trieste , Torino, Milano o Napoli, prima che
qualcuno decida di stravolgerli. In fondo, negli Stati Uniti,
che pure hanno la cattiva abitudine di distruggere e ricostruire
periodicamente, un pub aperto 50 anni fa sarebbe considerato un
monumento nazionale! |