Eat Parade a cura di Marcello Masi
Rubrica del TG2
in onda
la
domenica alle 13.35 (orario definitivo)
adesso anche il sabato durante il Tg2 delle 13: Eat Parade a tavola
intervista
a Marcello Masi (vice direttore del Tg2
curatore di Eat Parade)
Bruno Gambacorta |
Bere bene,
mangiare sano. Questo il sottotitolo della
rubrica settimanale del Tg2 Eat Parade
curata dal vicedirettore del Tg2 Marcello
Masi e condotta da Bruno Gambacorta.
Un viaggio in un
mondo, come quello gastronomico del nostro
Paese, ricco di prodotti e vini tipici, andando
alla scoperta di zone particolari in cui si
coltivano o producono specialità.
In questa pagina
potrete di settimana in settimana conoscere in
anteprima il sommario di questa rubrica e
consultare l'archivio delle puntate precedenti. |
scrivi a Eat Parade
puntate precedenti
Grati alla
redazione di Eat Parade che ci ha dato così l'opportunità di
offrire ai visitatori di Internet un servizio sempre più attento alle
novità eno-gastronomiche.
Intervista
di Luigi
Farina
a Marcello Masi
(vice direttore
del Tg2 e curatore di Eat Parade)
intervista
telefonica del 16 Marzo 2007
Eat Parade, che tu
curi da qualche anno, è stato il primo programma
televisivo, che si è rivolto ai telespettatori,
parlando di cultura enogastronomica in un modo
nuovo, oggi scopiazzato da parecchie altre
testate. Con che animo hai iniziato questa
avventura e cosa ti ha dato in questi anni
questo programma?
Innanzitutto
l’orgoglio è quello di curare una rubrica che è
ormai diventato un punto fermo del palinsesto
della RAI, ed un punto di riferimento di tante
persone che si occupano di questo settore. E’
chiaro che di cucina, di enogastronomia, si sono
occupati prima di noi giornalisti immensi come
Mario Soldati, ne ricordo uno per tutti, a cui
vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per
quello che ha fatto per la televisione italiana.
Tuttavia Eat Parade è diventata negli anni una
trasmissione che non si è fermata, come molte,
alla ricetta o all’estetica del piatto, ma ha
cercato sempre di fare passi avanti rispetto a
tutti gli altri che poi in qualche modo ci hanno
imitato, perché credo che in Italia
l’enogastronomia non sia solo una cosa
importante e bella, ma è anche un settore
economico fra i più importanti tra quelli che
meritano maggiore attenzione da parte di chi fa
informazione. E’ chiaro che 14 minuti la
domenica, ed adesso questa idea di portare Eat
Parede anche alle 13 nei fine settimana, non può
e non permette di fare discorsi ampli, tuttavia
noi, attraverso dei servizi che sono di
avanguardia rispetto agli altri, e soprattutto
trattando degli argomenti che riguardano la
qualità, riguardano l’eccellenza, riguardano
anche le cose che si dovrebbero fare per aiutare
ancora di più questo settore ad espandersi non
solo in Italia ma nel resto del mondo, siamo,
secondo me, su una strada che è quella della
qualità, della qualità televisiva, e di questo
ne sono orgoglioso e sono molto contento.
Parliamo adesso
della “squadra” di Eat Parade, che è cresciuta
negli ultimi tempi.
Innanzitutto,
Bruno Gambacorta, che è anche la memoria storica
di Eat Parade, lui c’è fin dall’inizio, è
diventato il nostro grande punto di riferimento
anche come conoscenza del settore. Io credo che
Bruno, nessuno se ne voglia, sia ormai fra i
massimi esperti in Italia di televisione legata
all’enogastronomia. Poi in questi ultimi tempi
ho fatto degli acquisti che sono diventati anche
loro dei punti di riferimento, una è Lucia
Buffo, una giornalista di esperienza, che si è
avvicinata con grande entusiasmo a questo
settore, e che adesso è diventata anche lei una
firma fra le più autorevoli. Poi c’è Fabrizio
Piacente. Poi la forza di Eat Parade è quella di
avere la possibilità di contare sulla
collaborazione di tutti i giornalisti del Tg2,
quando sono chiamati a seguire delle iniziative
all’estero, magari per altre cose, e io li
utilizzo, per esempio, per farmi raccontare
delle storie specifiche, oppure sono loro a
proporsi, e poi in tutte le sedi regionali
abbiamo molti corrispondenti che sono diventati
ormai dei collaboratori fissi, che ci forniscono
notizie, ma anche servizi. E’ una squadra molto
agile, piccola nella sua composizione di base.
Poi diventa enorme quando mettiamo in campo
tutte le energie che ci sono in questa azienda.
E il tuo personale
rapporto con il cibo e il vino quale è?
Io mi sono
avvicinato a questo settore da appassionato, io
vengo dalla politica, come giornalista
parlamentare, il cibo lo conoscevo come passione
personale. Mi definisco un buongustaio, nella
mia vita ho sempre cercato di mangiare bene.
All’inizio sono entrato veramente in punta di
piedi in questo settore, perché ho molto
rispetto per chi ne sa molto più di me, e ce ne
sono tantissimi. E’ chiaro che negli anni
attraverso le conoscenze, attraverso lo studio,
credo di essere diventato, non dico un esperto,
ma anch’io forse posso cominciare a rendermi
conto di quello che mangio, di quello che
degusto o di quello che bevo. Quindi tramite
questo rapporto un po’ di piacere, un po’
professionale, anch’io mi sono costruito il
palato, in questi anni spero che si sia
raffinato, almeno credo. Il gusto è qualcosa di
molto particolare, se uno ha molte possibilità
di gustare dei piatti e dei vini, è chiaro che
poi ha la possibilità di rendersi conto di
quelli che sono le qualità delle cose gustate.
E quale è la
cucina che tu preferisci?
Io adoro, visto
che ho avuto modo di provarle, girando spesso,
le cucine regionali, non solo quelle italiane,
che rimangono per me quelle più grandi del
mondo, ma anche quando vado all’estero mi piace
gustare quella che è la specialità della zona.
Io credo che ogni luogo, ogni città, ogni
piccolo paese ha un “vanto” da mettere sul
piatto. A me piace scoprire queste particolari
ricercatezze e vorrei scoprirle con curiosità e
con un minimo di competenza. Però, ripeto, la
cucina regionale italiana è in assoluto quella
che più mi incuriosisce, da sempre, e ogni volta
scopro cose nuove, è una miniera inesauribile di
scoperte. In particolare, io vado a periodi,
questo è il periodo che, per esempio, sono
affascinato, anche se la stagione ormai è
diventata più calda, con il bollito. Il giorno
che devo trasgredire, visto che si deve fare
sempre il conto con la bilancia, io trasgredisco
coi bolliti o con i formaggi, che ho scoperto
che in Italia sono un numero veramente
illimitato. Io sorrido quando penso alle persone
che cominciano a decantare la cucina francese e
i formaggi francesi, … Non c’è proprio storia, e
ormai lo dico con cognizione di causa, alla
decina di prodotti di eccellenza francesi noi
contrapponiamo centinaia di prodotti di
eccellenza. Questo è il rapporto numerico:
centinaia contro decina. Inoltre abbiamo certi
formaggi che possono tranquillamente competere
con i migliori formaggi francesi.
Tornando a parlare
di Eat Parade, che è sempre in evoluzione, cosa
state preparando per il futuro. Cosa bolle in
pentola?
Hai usato una
parola che mi piace molto: evoluzione. Noi non
siamo una trasmissione che si ripete, e anche se
potrebbe non apparire a chi ci segue da sempre,
visto che cerchiamo di unire sempre tradizione a
innovazione, siamo sempre alla ricerca di quello
che il mercato, non solo nel senso di chi
acquista, ma anche nel senso di chi propone,
mette in campo. Adesso sono diventato molto
sensibile a tutto quello che è il rapporto
produttore / consumatore. Ho scoperto che in
Italia ormai si sta affermando, e di questo ne
sono contento, una specie di circuito virtuoso
che porta i prodotti di qualità al consumatore,
eliminando tutti quelli che sono, che spesso
sono responsabili dei prezzi molto alti, i
passaggi intermedi. Sia al centro, che al sud,
che nel nord si stanno creando delle cooperative
di produttori che mettono insieme le loro
esperienze, le loro capacità e le loro
professionalità, e riescono a produrre dei
prodotti di qualità, per proporli al consumatore
direttamente, questo credo che sia un fenomeno
che va studiato con grande attenzione e va
portato alla ribalta. Cose molto belle, se poi
non le conosce nessuno, in un mondo dove la
concorrenza è spietata, rischiano di morire. Noi
stiamo cercando di valorizzare iniziative di
questo genere, perché crediamo che questo sia
uno degli strumenti che abbiamo per promuovere
l’eccellenza. Io vorrei che gli italiani
gustassero il meglio che c’è in questo paese
senza rovinarsi a livello di portafoglio. Andare
a comprare un grande formaggio e un grande vino
dal migliore alimentare della città si riescono
a spendere cifre da capogiro, che molti non si
possono permettere. Invece andando a valorizzare
queste realtà si riescono ad avere, nella
propria tavola, gli stessi prodotti con la
stessa qualità ad un prezzo abbastanza
ragionevole. Noi non ci fermiamo a presentare il
meglio, vogliamo scavare, e vogliamo lavorare su
proporre idee e rappresentare realtà che
lavorano dalla parte del consumatore. Noi
abbiamo al centro del nostro interesse il
consumatore. Non ci interessa la bella ricetta,
lo fanno tutti ormai, e questa è una cosa che mi
fa piacere da una parte, ma dall’altra devo dire
che mi ha anche stufato che alla fine alla
televisione su 100 canali se ne trovano 30 che
fanno una ricetta, ormai c’è l’inflazione. Noi
vogliamo andare a trovare il prodotto di
qualità, la storia soprattutto degli uomini che
lavorano a quel prodotto, e cercare quelli che
sono i modi migliori per portare quei prodotti
di eccellenza alle tavole della maggior numero
di consumatori. Questa è la nostra filosofia:
dalla parte del consumatore, la qualità e
l’eccellenza, cercando di raccontarla in maniera
interessante e curiosa, che poi la base del
nostro lavoro è la curiosità, cercare di trovare
qualcosa che gli altri non hanno ancora trovato,
con tanta umiltà. Questo è lo sforzo maggiore
che ho come responsabile della rubrica.
Hai giustamente
parlato di questa inflazione di ricette in TV.
Tuttavia mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di
un argomento che mi sta molto a cuore, che è la
ricerca di ricette antiche, quelle che ho chiama
le “ricette dimenticate”, che sono, secondo me,
un bagaglio culturale importantissimo, che
spesso rischia di perdersi, visto che di molte
di esse non esiste alcuna documentazione.
Io ho dato un’idea
al presidente dell’Unione delle Pro loco
Italiane, per registrare in DVD, in ogni paese,
ricette eseguite da signore o da nonnine, paese
per paese, in tutti i nostri 10.000 comuni, e
poi unirle in una grande, enorme, biblioteca,
come memoria storica del nostro paese, perché
sono assolutamente d’accordo con te, convinto
che rischiamo di perdere un patrimonio immenso,
anche perché fra i vari ricettari locali, si
crea a volte anche un po’ di confusione. Sarebbe
bellissimo organizzare attraverso una raccolta
centralizzata le ricette di ogni paese. Ormai
con le telecamere digitali sarebbe facilissimo
da realizzare un DVD dove 5, 6 o 10 persone
presentano le ricette locali, facendole vedere
con gli ingredienti, … Poi mettere tutte queste
ricette e realizzare un ricettario nazionale
centrale. Si archivierebbero migliaia di
ricette, ma avremo la sicurezza, come dici tu,
di non perdere questo patrimonio che altrimenti
rischia di essere perso, visto che fra nuove
mode, tendenze, fusion, …, poi alla fine si
rischia di perdere qualcosa che è irripetibile.
Vanno assolutamente recuperate, io ho lanciato
questa idea, se qualcuno ha qualche altra idea,
ben venga, io sono disponibile a portarla avanti
con Eat Parade.
Mi complimento
con Marcello Masi per il contributo che sta
dando, con il programma da lui curato, alla
divulgazione del buon mangiare e del buon bere e
lo ringrazio per la simpatia e la disponibilità
con cui ha risposto alle mie domande.
|