Un antico
proverbio ammonisce:"non si vive per mangiare,
ma si mangia per vivere".
Antico e
venerabile sì, ma anche ipocrita, perchè subito
dopo aver risolto il problema del pane
quotidiano, l'umanità ha subito pensato ai
piaceri della buona tavola. Nella storia,
l'abbondanza alimentare è sempre stata sinonimo
e paragone di ricchezza. Tutto questo ha
cominciato ad essere messo in discussione solo
qualche decennio fa, quando all'edonismo
dell'abbondanza si è sostituito l'edonismo della
qualità.
Alle classiche
abbuffate nelle trattorie fuori porta, tipiche
degli anni 50 e 60 per dimenticare le ataviche
penurie, si è sostituita la ricerca del tipico e
del genuino.
Negli ultimi anni
anche questo, ha cominciato ad essere messo in
crisi dalla constatazione che tutti gli eccessi
alimentari avevano un riscontro diretto sulla
percentuale delle malattie cardiovascolari e
sulle cosiddette patologie del ricambio.
Da questa
constatazione si sono rivoluzionati non solo i
criteri alimentari, ma anche i criteri estetici.
Se un tempo per definire una persona in salute e
di bell'aspetto si diceva: "che bello florido",
si è passato a dire: "tivedo in forma".
Gli eccessi di
questo imperativo estetico li si riscontra ogni
giorno sui giornali dove appaiono modelle sempre
più esili, subito imitate da legioni di
adolescenti anoressiche.
Se all'occhio e ai
suoi canoni estetici non si comanda, le papille
gustative sono un pò più difficili da
convincere. |