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25 Agosto - KALS'ART, da domenica 29 a martedì 31 all'ex-deposito di Sant'Erasmo P.C./A.C. Palermo Change, videoesposizione con ventisei artisti.

 

KALS’ART 2004
 

“KALS’ART”, DA DOMENICA A MARTEDÍ ALL’EX DEPOSITO DI SANT’ERASMO “P.C./A.C. PALERMO CHANGE”, VIDEOESPOSIZIONE CON VENTISEI ARTISTI

 

P.C./A.C. Palermo change” è il titolo della video-esposizione, in programma domenica 29, lunedì 30 e martedì 31 agosto nell’ex deposito delle locomotive di Sant’Erasmo, nell’ambito di Kals’art, la rassegna organizzata dal Comune per l’Estate palermitana. Il progetto, che sarà inaugurato domenica 29, alle 21.30, prevede la partecipazione di un gruppo di artisti internazionali che, nel corso delle tre giornate, daranno vita a una ricca serie di interventi multimediali, spaziando dal video all’installazione, dalla scultura, al disegno, alla fotografia. Ventisei artisti, tra i più rappresentativi della scena italiana ed europea, sono stati selezionati dai tre curatori Matteo Boetti, Laura Garbarono e Giuliana Stella. L’evento è ideato da “Autori Cambi”.

Margherita Morgantin (Mari da calmi a leggermente mossi, 2004)

“P.C./A.C. Palermo change” sarà visitabile, fino al 31 agosto, dalle 21 alle 24. Le serate si concluderanno con le performance musicali delle band Daniele Tittarelli Trio (Roma) e King Tongue (Milano). L’ingresso è libero.
Il tema del viaggio è il fil rouge, che unisce le opere degli artisti scelti da Laura Garbarono, per la sezione video: un attraversamento di territori intimi, disseminati di frammenti di vita privata, ricostruzioni di luoghi mentali ibridi, immaginari o realmente vissuti. Il percorso artistico diventa una narrazione in cui i dettagli di memorie si confondono e ricompongono. Così è nel video di Marzia Migliora (Efi, 2002), che ripercorre i gesti sordi e ossessivi di una donna intenta a pulire il pavimento di un’imbarcazione abbandonata; un passato e un futuro funesti si sovrappongono in una dimensione lontana e indefinibile: il mare scuro, il cimitero di navi arrugginite, il viaggio rituale e immobile di un personaggio sospeso fuori dal tempo. E ancora, il mare – elemento simbolico e insieme concreto – è al centro del video di Margherita Morgantin (Mari da calmi a leggermente mossi, 2004), una passeggiata silenziosa e solitaria lungo il molo, un viaggio breve incontro all’orizzonte, sulle note dolci di Paradise. I protagonisti delle storie di Meris Angioletti (Pedro&Linh, 2003, in collaborazione con Angelo Boriolo) esuli in terra straniera, offrono la propria quotidianità allo sguardo narrativo e curioso dell’artista, che racconta città, luoghi, esistenze in transito. Onirico e segreto è invece l’affondo nell’universo traslucido di Ene-Liis Semper (Door, 2002), mentre Zilla Leutenegger (Oh Mein Papa, 2001) si immerge in un viaggio “sentimentale” e insieme paradossale, cullata dalla vibrazioni di un grosso caterpillar che la trasporta attraverso una dimensione quasi irreale, sfumata. Marinella Senatore (Time is running out, 2004) ripercorre momenti intimi di un vissuto evocato con malinconia, restituito attraverso un intenso e raffinato flashback visivo in bianco e nero.

Alessandro Bazan - ecoline

La vasta selezione delle opere fatta da Matteo Boetti, include anche artisti seguiti dalla galleria “Autori Cambi” nel corso dei sue primi due anni di vita, nomi che suggeriscono uno spaccato interessante e articolato del panorama artistico più attuale: Gioacchino Pontrelli, con la sua pittura accesa, realistica eppure visionaria, riproduce interni d’appartamenti prelevati da riviste di design, spazi disabitati e sospesi, che oltrepassano le proprie linee di confine (Now-There#1, Now-There#2, Now-There#3, 2004). Alessandro Bazan, noto per il segno energico ed il cromatismo squillante, ispirati all’iconografia mediatica contemporanea (tv, fumetto, pubblicità), espone – per la prima volta a Palermo – alcune opere della recente produzione in bianco e nero, che segnano un’importante svolta stilistica nel suo percorso creativo. Marco Papa, col suo mondo ironico, ludico, intenso, spazia dal disegno all’installazione, confondendo con raffinata abilità i piani linguistici e concettuali del reale e dell’immaginazione. Qui costruirà una video-installazione composta da disegni a pavimento, in grafite e pigmenti, e dal video The Keeper, del 2002, presentato a Milano in occasione della mostra Amor Vacui, presso il Palazzo dell’Arengario.

Gina Tornatore, filmmaker australiana, racchiude nei suoi video storie minime, spogliate dalla dimensione del racconto, condensando in suggestive scene nuclei di esistenze intense e liriche. Qui, oltre all’opera Dead Finks don’t talk, 2002, presenterà la sua ultima produzione: Outer and Inner Actions.

Luca Buvoli costruisce un immaginario complesso, in cui si fondono derivazioni di natura molteplice: dal fumetto alla storia, dalla scienza alla fantascienza, dal sogno alla tecnologia. L’artista dà vita ad una personale mitografia/mitologia, in cui il tema del volo, gioca un ruolo centrale: un mix vertiginoso, seducente, che si avvale di molteplici linguaggi (video, scultura, installazione, libri d’artista). Qui, Buvoli è presente con due video mai mostrati in Italia (Not a Superheroe e Inside and Outside Time) e con Flying Practical training for beginners.
La ricerca di Marina Fulgeri è incentrata sull’inganno percettivo connesso sovente al fenomeno luminoso e al passaggio attraverso spazi consueti, che si trasformano in luoghi altri, non decodificabili. London East End, un video del 2003, gioca con le dimensioni del buio e della luce e col disorientamento che deriva dalla relazione tra elementi occultati alla visione ed elementi offerti allo sguardo.

Le sculture di Simone Racheli sperimentano un iperrealismo che sconfina nell’ironia surreale di personaggi a volte comici, a volte drammatici, spesso calati in situazioni impossibili, ai limiti della realtà. Qui espone parte del progetto Check Point, presentato nel 2003 nella sua personale presso “Autori Cambi”.

E ancora saranno presenti, con degli interventi site specific, artisti di riconosciuto livello: Marco Samorè, abile manipolatore di ambienti, ricostruisce spazi evocativi la cui percezione viene alterata da sottili interventi installativi e da presenze di oggetti comuni; Sandrine Nicoletta, artista poliedrica che lavora – utilizzando molteplici media – attorno ai concetti di soglia, di equilibrio, di confine, di relazione consapevole tra sé e lo spazio circostante; Goldiechiari, coppia di artiste irriverenti, ludiche, versatili, inventano un mondo intimo, intriso di riferimenti privati, familiari, miscelati con elementi eterogenei, conferendo alle opere, con insolita leggerezza, valore simbolico e spesso dissacratorio; Giuseppe Pietroniro, principalmente dedito all’installazione, si interessa alle forme di relazione con lo spazio, determinando un impatto e un’interazione forte, a volte provocatoria, tra soggetto e ambiente; Kristine Alksne, giovanissima artista lettone, lavora soprattutto con la fotografia, conducendo una ricerca incentrata principalmente sul corpo femminile, indagato con una intensità espressiva cruda ed emozionale. Francesco Simeti, noto per i suoi wallpaper, predilige il supporto cartaceo, con cui ricopre muri e superfici, sfruttando l’elemento della reiterazione potenziale all’infinito e il carattere indefinito di un oggetto – la carta da parati – che passa quasi inosservato: distese di piccoli disegni – immagini mediatiche, spesso tratte all’iconografia bellica – proliferano perdendosi in un falso decorativismo, apparentemente inoffensivo.

Ospite d’onore, infine, Enzo Cucchi, maestro di fama internazionale, che sarà presente con Tutte le cose vanno a amare, opera ideata in occasione della collettiva Autory Party.

Per la sezione video, gli artisti selezionati da Giuliana Stella sono Francesco Carone, Thorsten Kirchhoff, Global Groove, Domenico Mangano ed Emanuele Costanzo. I primi tre autori sono accomunati da una sensibilità per la contaminazione linguistica, l’ibridazione tra segni eterogenei e un colto citazionismo.

Thorsten Kirchhoff, esperto di “pratiche ricombinatorie” d’ispirazione post-moderna, sceglie spesso il cinema o la musica per le sue operazioni di “montaggio”. In 48 Crash – cortometraggio prodotto nel 2004 – Kirchhoff immagina un incontro surreale con il regista Jacques Tati, dando vita a un’improbabile crossing tra cultura pop anni ’70 e cinematografia d’autore. Francesco Carone porta avanti un raffinato lavoro di contaminazione tra immagini prelevate dalla cinematografia, letteratura, e cultura popolare, fuse con eleganza e coerenza formale. I Fuochi di Sant’Elmo (2001) è un suggestivo esperimento linguistico: il film Moby Dick, lungo più di due ore, viene condensato in appena sei minuti di video, in un rapido susseguirsi di schegge frenetiche che emanano nell’ambiente una sinistra, elettrica luce verdastra.

Il gruppo Global Groove, presente col video Broken Face (2003) si appropria di fonti iconografiche, testi e suoni prelevati dalla produzione dei mass media, contaminandone frammenti e manipolando i codici linguistici e visivi della comunicazione. La proliferazione di stimolazioni e di informazioni lascia emergere, all’opposto, una piattaforma vuota e a-significante che confonde i piani dell’illusione e della realtà.

Un taglio più realistico, rivolto alla registrazione del dato “banale” e alla concretezza del reale, accomuna le ricerche – seppur ben distinte – di Mangano e Costanzo.

Domenico Mangano, attraverso un linguaggio asciutto e diretto, getta uno sguardo quasi documentaristico sulla realtà locale – i luoghi, le facce, le situazioni caratteristiche – praticando una sorta di intima, lirica, e insieme ironica contemplazione del quotidiano. La registrazione del dato pittoresco giunge per contrasto a sfiorare l’assurdo, il grottesco, disegnando scorci quasi visionari. Il suo Pizzosella, del 2004, mette in scena una Palermo povera, popolare, raccontata dalle voci dei bambini, con la partita di calcio, la desolazione, i cortili polverosi, la case diroccate, i dettagli ironici e malinconici. Un collage di immagini crude e ingenue al tempo stesso.

Emanuele Costanzo, presenta il suo recentissimo Run away/So close (2004): un’inquadratura fissa costringe il campo visivo su un unico soggetto, reiterando ossessivamente un gesto di per sé inutile, una corsa su un tapis roulant, accompagnata dal rumore martellante di passi accelerati. Il lavoro dell’artista, attento al recupero di frammenti inessenziali del quotidiano, gioca con effetti di straniamento e sospensione, operando una deviazione del reale colto nella sua genuina evidenza.