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Tornasole di Anansi - Atlantic / Warner Music - 2011

 

Anansi

 

 

16/02/2011 - Anansi al Festival di Sanremo con "Il sole dentro", il 16 febbraio esce il suo nuovo album "Tornasole"

 

ANANSI
“IL SOLE DENTRO”
partecipa al Festival di Sanremo 2011 nella sezione Giovani

il 16 febbraio esce il suo nuovo album ”TORNASOLE”
nel disco collaborazioni con Frankie Hi- NRg, The Bastard Sons of Dioniso e Bunna degli Africa Unite

Anansi (Stefano Bannò), partecipa al prossimo Festival di Sanremo nella sezione “giovani” con il brano “Il sole dentro” (di Anansi – Bannò - Fiabane), già in programmazione in radio e in vendita su iTunes. Dirige l’orchestra il Maestro Bruno Santori.
“Il sole dentro” sarà contenuto nel nuovo album di inediti del giovane artista trentino, in uscita il 16 febbraio per Atlantic/Warner Music.
“Tornasole”, questo è il titolo del disco, contiene 10 canzoni inedite (di cui 5 in inglese) e la versione inglese del brano di Sanremo, ed è impreziosito da importanti collaborazioni. Tre sono i featuring presenti, The Bastard Sons of Dioniso (nel brano “Carpe Diem”), il veterano del reggae nostrano Bunna degli Africa Unite (nel brano “Can’t stop my Music”)e Frankie Hi –Nrg (nel brano “La realtà”).
L'album spazia dal reggae a sonorità più r'n'b/hip hop e contaminazioni folkeggianti, fino ad arrivare a pezzi rock più spinti.
Le dieci tracce di “Tornasole” rappresentano metaforicamente un viaggio sull’amore, un viaggio attraverso l’Italia e i suoi 150 anni, sulla vita dietro le quinte, sulla spiritualità.
“Classe 1989, trentino di nascita ma con genitori siciliani, Anansi fin dall'infanzia, dimostra un'inclinazione naturale verso la musica e in particolare verso la composizione, già a 9 anni si cimenta con gli studi di chitarra, basso e percussioni e a 13 scrive la sua prima canzone "No Racism" che racchiude la sua propensione all'impegno sociale e politico.
In Trentino Anansi è legato al nome dei Buffalo Soldiers con cui si è esibito non solo nei pub, ma anche in rassegne e festival dove ci fosse un palco su cui mostrare l'amore e l'impegno verso il proprio sogno di far diventare la musica non solo il mezzo d'espressione per i propri pensieri e creatività, ma anche il proprio mestiere e vita.
Nel 2006 Anansi va in Irlanda e proprio di quel periodo la sua biografia narra un aneddoto: di come suonasse in un pub di Carlow tutti i lunedì per guadagnarsi qualche soldo spacciandosi per maggiorenne e sperando che nessuno gli chiedesse la carta d'identità, che rivelava i suoi 17 anni. Suona per strada nelle città inglesi, Londra e Dublino comprese, e nel 2007 si unisce alla band reggae Ghost Town di Kikenny (Irlanda).
Tornato in Italia nel 2008 esce "Love me or leave me alone" e nel 2009 il primo album da solista "Anansi" e si esibisce al Calabash Club di Berlino.
Nel 2009 inizia la collaborazione con Roy Paci con il quale nel 2010 lavora come co- interprete e co- autore in alcuni brani de “Il Latinista”. Con Paci sale sul palco del 1º Maggio a Roma e degli MTV Days di Torino” e suona con lui a New York e a Los Angeles.

“TORNASOLE”
il viaggio di
ANANSI

“Tornasole”, il disco di Anansi, è in uscita il 16 febbraio su etichetta Warner Music Italy.
Le 10 canzoni di “Tornasole” raccontano da 10 prospettive (l’undicesima è la versione inglese del brano d’apertura Il sole dentro) la visione illuminante di Stefano Bannò - Trento, 1989.
Una visione ispirata dal sole dei ritmi giamaicani, del soul, del pop italiano, del reggae, dell’ReB, del rap, del dub.
Il sound di “Tornasole” è la colonna sonora nel viaggio variopinto ed entusiasta di Anansi: un viaggio sulla primavera dell’anima, sull’amore che sconfigge il mondo buio e fragile, un viaggio attraverso l’Italia e i suoi 150 anni, sulla vita dietro alle quinte, sulla spiritualità.
Le parole di “Tornasole” evocano una vicinanza con i cantautori impegnati (Tracy Chapman, Bob Dylan, Ben Harper, Bob Marley, Erykah Badu).
Ma non solo.
“Tornasole” non si esaurisce in un unico giro di cd, i suoi colori brillano ascolto dopo ascolto, disegnando una nuova mappa del pop italiano. Come, ad esempio, il singolo Il sole dentro (presentato al Festival di Sanremo 2011) e la sua introduzione che riporta alla memoria le atmosfere radiofoniche e cantabili del dopoguerra, per poi trasformarsi in un ballabile reggae italiano.
Ancora, Carpe Diem, suonata insieme ai Bastard Sons of Dioniso rimescolare le mappe. Le atmosfere rock di Red Hot Chili Peppers, Jane’s Addiction, della progressive italiana degli anni 70, delle chitarre lap-steel di Ben Harper rappresentano uno dei numerosi esempi di varietà stilistica del disco.
'Carpe Diem', cogli l’attimo, dicevamo. E Anansi non teme di sperimentare con tutti i linguaggi della musica black: il brano rap La realtà (con la collaborazione di Frankie HI-NRG MC) racconta: “la realtà mostra un uomo com’è, smentisce tutti gli schemi e i cliché, è difficile aprire gli occhi”.
King of Kings delinea il sentiero più cantautorale, più intimo e sacro del disco. E la preghiera, la lode aconfessionale di Anansi sente il bisogno di ripercorrere i ritmi ancestrali dei tamburi nyabinghi, riprendendo in mano strumenti primitivi come il berimbau e le percussioni djembe.
Si segnala la collaborazione di Bunna (Africa Unite) nel brano reggae Can’t Stop my Music.

I MUSICISTI
Prodotto da Piero Fiabane, l’album è impreziosito dai featuring di Frankie HI-NRG, Bunna (Africa Unite), The Bastard Sons of Dioniso.
Hanno inoltre partecipato musicisti provenienti da aree geografiche e musicali eterogenee: il quartetto d’archi genovese Gnu Quartet (Baustelle, Afterhours, Pfm, Niccolò Fabi) il tastierista salentino Marco ‘Don Skal’ Calabrese del gruppo Aretuska, i veneti Giorgio Zanier e Flavio Zanon (sezione ritmica degli storici Pitura Freska), il fisarmonicista salentino Marco ‘Puccia’ Perrone degli Après La Classe, il jazzista trentino Lorenzo Frizzera (Stefano Bollani, Joey De Francesco), il trentino Stefano Pisetta (batterista di Mina, Claudio Baglioni e Fiorella Mannoia), i romani Roberto Procaccini (tastiere, arrangiamenti), Andra Pesce (pianista di Tiromancino e Carmen Consoli) e Gianluca Vaccaro (recording, mix e co-produzione artistica) sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito alla realizzazione del disco.

PERCHÉ “TORNASOLE”?
“Per un duplice significato, reale e metaforico. Scientificamente, la cartina al tornasole certifica i gradi del ph di un elemento. Metaforicamente è il processo che permette di stabilire la veridicità di un argomento”, spiega Anansi.
“Più in generale, il tornasole riporta 10 diverse gradazioni di colore. Così come in ognuna delle 10 canzoni del disco ho voluto mettere un colore differente.
Infine la parola sole riconduce alle parole del disco: a come il sole speranzosamente torni a risplendere nelle emozioni, nei rapporti con le persone, nelle considerazioni politiche, nella passione. Nel mio mondo”.

PERCHÉ PERDERSI NEL COSMO DI ANANSI?
Perché - come recita l’aforisma anonimo - “Una bussola non dispensa dal remare”. E se la voce calda e profonda di Anansi, la sua soggettiva percezione della melodia ci faranno da bussola, remare al ritmo delle sue canzoni sarà un dolce naufragar.


TORNASOLE
Scheda brano per brano

IL SOLE DENTRO
La puntina appoggiata sul vinile, le note di un piano Wurlitzer accompagnate dalla chitarra, una voce calda e profonda, le suggestioni radiofoniche degli anni 50 ci immergono nel successo sanremese di Anansi.
Il sole dentro è una “canzone d’amore roots reggae dalla melodia pop, scritta per sconfiggere il mondo buio e fragile, l’indifferenza di chi non ascolta e chi non sente niente”. Il suo messaggio? “L’amore tra due persone è l’unica via per arrivare all’amore universale”.

LOVE IS CLEAR
Un moderno R&B attraversato dalle atmosfere reggae new roots e influenzato dalla black americana, Love is clear racconta “un amore inaspettato… quell’amore in cui non credi, ma che poi arriva, capace di riportare la primavera nell’anima”.
Un passo più avanti sulla strada tracciata dai Mattafix nel 2005, e una melodia con il sole dentro.

LA REALTÀ
Canzone battagliera, con il fiatone; allo stesso tempo brano sospirato, intimo, raccolto, La realtà è un rap elettronico fondato su un groove di basso inarrestabile e su un testo lucido e analitico.
“È un insight, un excursus sulla mia realtà. Parlando con Frankie HI-NRG MC (che rappa l’intera ultima strofa del brano, NdR) è nata questa riflessione sull’utilizzo che oggi si fa di immagine, immaginazione, realtà”. Non a caso, il refrain ostinato di La realtà è: “aprire gli occhi”.

MUSA
Anansi ascolta raramente musica italiana, ma Musa dimostra quanto l’estetica della melodia sia radicata, anche in maniera imperscrutabile, nel pop nostrano. Ed ecco che una batteria alla ?uestlove dei Roots, una chitarra funky, un sound giamaicano e un riff cantato à la Erykah Badu si sposino con una melodia che ti scopri a ricantare appena sveglio.

ANOTHER NIGHT
“Scritta in Irlanda (l’isola verde è per due anni, tra il 2006 e il 2008, la casa e il palco di Anansi, NdR), parla dell’ultima notte in dolce compagnia, prima del ritorno in Italia. Il tema poi germoglia, si estende al viaggio, alle partenze, all’abbandono”. Another Night è una ballad da chitarra acustica. Come impone la tradizione di Bob Dylan, Cat Stevens, Ben Harper, Kings of Convenience. In questa versione è suonata insieme a pochi, validi amici, tra cui spicca Marco “Puccia” Perrone (Après la Classe) e la sua fisarmonica.

STORIA E MEMORIA
Raccontare 150 anni di storia patria (con uno zoom macro sugli ultimi 20 anni) comporta necessariamente di scendere a patti con la categoria della complessità. Ecco allora che, mentre le parole e le note di Anansi ci raccontano “la mafia, lo stato e i suoi luogotenenti”, “gli stati divisi tra linee e segmenti, patti decisi tra iene e serpenti”, la musica si fonde in un crescendo fatto di orchestrazioni sperimentali alla Radiohead, noise progressivo, arrangiamenti di voce che mimano una sezione archi, consegnando un brano sinfonico e impegnato.

BACKSTAGE
“È una canzone in equilibrio, in cima a un filo sospeso per tutta la prima metà. Sembra che caschi…” invece Backstage ha un suo baricentro incrollabile: è il primo brano scritto in italiano da Anansi ed è autobiografica. Racconta “ciò che avviene dietro le quinte. È una protesta propositiva, un antidoto alle urla, alle quali sarebbe meglio far seguire delle idee”.

CAN’T STOP THE MUSIC
Cassa sull’uno, ottima colla tra basso e batteria, influenze di Gregory Isaacs, memoria rub-a-dub (l’origine del genere dance-hall) ed ecco cucinata Can’t Stop my Music. “Ti racconto un aneddoto. Il brano nasce un anno e mezzo fa: stavo suonando a Trento, in un localino, dalle mie parti mi sono fatto una sorta di nome, molta gente viene a vedermi, c’erano molte persone a questo concerto. Attorno a mezzanotte arrivano quattro volanti dei carabinieri e un agente – avevo appena smesso di suonare – mi chiede un documento accusandomi di aver arrecato disturbo della quiete pubblica. Allora ho scritto questo inno alla musica libera che ho sviluppato insieme a Bunna (Africa Unite)”. La canzone chiude citando i versi di Bob Marley – voglio disturbare il vicinato perché mi sento troppo bene, voglio metter su il mio disco e alzare il volume al massimo dei watt. “Ah, alla fine non sono stato multato”.

CARPE DIEM
Una intro che ricorda la musica progressiva italiana degli anni 70 che diventa un mid-tempo meditativo che diventa un ritornello alla Jane’s Addiction con cori urlati e chitarre alla Red Hot Chili Peppers. Può mancare una chitarra lap-steel in onore a Ben Harper, a questo coacervo rock? No, se la canzone è prodotta da Anansi insieme ai Bastard Sons of Dioniso. “I BSoD abitano a 20 minuti da casa mia, e in passato avevo partecipato a una loro canzone. Carpe Diem era la canzone perfetta per il loro hard’n’roll”. Mentre Anansi canta Possiedi un orologio d’oro, ma non hai il tempo di fermarti per un po’ ad ascoltare il vento.

KING OF KINGS
Una preghiera, una lode, un ringraziamento che racconta la fede di Anansi, una fede slegata dalle confessioni religiosi. La canzone ha un connotato ancestrale grazie all’uso di strumenti preistorici come il berimbau, gli djembe e ai ritmi sacri dei tamburi nyabinghi. Torna l’organo Wurlitzer, che insieme a basso e chitarra spostano l’atmosfera tribale della canzone verso la poetica più pop e ispirata di Tracy Chapman.

SUNSHINE OF MY DAY
È la versione inglese de Il sole dentro, brano presentato a Sanremo 2011. Resta invariato, seppur modificato, il messaggio della canzone.