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KTC - Killing The Classics di: Vito Ranucci - CNI Music - 2015

 

Vito Ranucci

 

 

02/02/2015 - KTC - Killing The Classics, nuovo album di Vito Ranucci

 

Il compositore partenopeo, dopo il successo della sua collaborazione con Monicelli, torna con un'audace 'trasfigurazione' di brani classici, da Bach a Vivaldi passando per Mozart e Orff
Killing The Classics: il nuovo album di Vito Ranucci!

KTC - KILLING THE CLASSICS
CNI Music
13 pezzi, 62.56 minuti

"Guardare la "Musica Classica" come si fa con un quadro impolverato, con qualcosa da osservare con soggezione o filtri vari, uccide la Musica stessa e i principi che l'hanno generata. La Musica è l'unica arte che riesce veramente a sopravvivere ai segni del tempo, in quanto la sua "immagine sonora" è soltanto uno dei suoi aspetti. Io cerco di strapparne l'essenza e farla mia, il suo contenuto più metafisico, attraversando quelle armonie per restituirle agli altri pregne della mia personale esperienza del mondo". E' una dichiarazione programmatica e al tempo stesso un profondo atto d'amore quanto dichiarato da Vito Ranucci nel presentare KTC - Killing The Classics (CNI Music). Un'operazione audace, originale e sfaccettata, nella quale il compositore napoletano rilegge e rielabora - anzi: riscrive - alcuni brani classici, dal Medioevo al '900, con una chiave post-contemporanea che raccoglie le numerose suggestioni extra-musicali a lui care.

Presentato in Europa con alcuni concerti in Olanda (Istituto Italiano di Cultura/Pianola Museum), un lungo speciale a cura di Peter Krause trasmesso dal network "Deutschlandfunk" (Germania) e un concerto napoletano (Teatro Mercadante) nel dicembre 2013, KTC - Killing The Classics vede finalmente la luce e aggiunge al ricco curriculum di Vito Ranucci un nuovo accattivante esperimento sonoro. "Ho iniziato a lavorare sul materiale di musica sacrache amo particolarmente (Bach, Vivaldi) contaminandolo liberamente ed espandendolo fino al trip-hop o alla techno. Così ho intrapreso un sound che mi affascinava tantissimo e di getto ho voluto continuare senza pormi limiti reverenziali o precauzionali, e cercando di non perdere quella temperatura iniziale. Ho voluto cambiare il posizionamento delle melodie, invertirle, valorizzarne altre, o utilizzarle come background per ulteriori elementi, ho lavorato ai testi originali, al linguaggio, cambiando le strutture, utilizzando macchine e campionamenti. Tutta questa libertà nel rivivere quelle incredibili composizioni ha aperto una finestra sull'infinito".

Come dichiara Girolamo De Simone, compositore e agitatore culturale sempre attento alla 'musica di frontiera', "La prima parola che viene in mente ascoltando Killing the Classics è 'trasfigurazione'. Non si tratta di rivisitazione, trascrizione, commemorazione, allitterazione... Ranucci parte dai classici e a conti fatti non li uccide affatto, anzi! Il titolo del disco, provocatorio e stimolante, viaggia a braccetto con quello straordinario statement di Giuseppe Chiari, nato in piena era Fluxus: "Quit classic music", nella consapevolezza che la musica classica è memoria, arricchimento, purché non diventi repertorio, e, subito dopo, gabbia soffocante o cassetto polveroso". In questa trasfigurazione, in questa uccisione del maestro per trarre nuova linfa e rinnovata ispirazione, sfilano brani di Mozart, Satie, Vivaldi, Bach, Puccini e altri, tra i quali Ranucci inserisce anche composizioni proprie quali Tempus Fugit (ispirata all'Epistola a Lucilio di seneca) e Lost In The Garden, ispirata al Giardino delle Delizie di Bosch.

Una sequenza di connessioni tra diverse forme d'arte, tra colto e popular, nella quale Ranucci si muove agilmente, con ospiti come Ernesto Vitolo e con la sicurezza del compositore esperto e sempre incuriosito da nuove possibilità espressive. Quella sicurezza che aveva affascinato Mario Monicelli, per il quale Ranucci aveva composto il tema principale della colonna sonora di Le rose del deserto (2006), ultimo film diretto dal maestro.

KTC - Killing The Classics tracklist:

1) AMADEUS (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento tratto da W.A. MOZART Symphonie Nr. 40 in g - Moll KV 550 1. Satz

2) NIGHT TO LOVE (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento ispirato a A. VIVALDI "Concerto in Sol, Alla Rustica" RV 151 II mov -

3) TEMPUS FUGIT (V.Ranucci)

4) LA DANSE (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
GNOSSIENNE Nr. 1 (E. SATIE)

5) INNOCENCE (V.Ranucci)
Arrangiamento tratto da M. Ravel "Pavane pour une infante défunte"

6) LOST IN THE GARDEN (V.Ranucci - F.Mazzocchi)

7) LOBET DEN HERRN (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento tratto da L. V. BEETHOVEN Symphonie Nr. 9 in d Moll Op 125 3. Satz

8) CUM DEDERIT (V.Ranucci)
Arrangiamento tratto da A. VIVALDI Nisi Dominus Salmo 126 in G mineur RV 608

9) LA VITA (V.Ranucci)
Arrangiamento ispirato a G. PUCCINI Tosca " e lucevan le stelle"

10) LE CIEL D'HIVER (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento tratto da F. CHOPIN Prélude in E mineur Op 28 Nr. 4

11) IN A LANDSCAPE (V.Ranucci)
Arrangiamento tratto da A. VIVALDI Concerto in G " Alla Rustica" RV 151 I mov

12) Flößt, MEIN HEILAND (V.Ranucci)
Arrangiamento ispirato a J. S. BACH Weihnachtsoratorium BWV 248 Teil 4 Nr. 39

13) CANTIO VERNALIS (V.Ranucci)
Arrangiamento ispirato a "Carmina Burana" XVI saec.

Vito Ranucci: synthesizers, sax, vocoder, samplers & sounds
Federica Mazzocchi: vocals
Ernesto Vitolo: piano & synth in 1, 7
Arcangelo Michele Caso: cello, viola, violin in 3
Pasquale Termini: electric cello in 4, 5, 7, vocal in 9
Guido Russo: electric upright bass in 4
Gigi Borgogno: guitars in 6
Gabriele Borrelli: percussions in 7
Mimmo Langella: guitar in 9, 12, 13
Mauro Smith: drums in 12, 13
Francesco Motta & Francesco Villani: percussion efx & sounds efx in 12
Marco Vidino: liuto in 13

Info:
Vito Ranucci: www.vitoranucci.com
Vito Ranucci Facebook:: www.facebook.com/vito.ranucci

INTERVISTA A VITO RANUCCI

Il confronto con la musica classica, all'indomani dell'esperienza progressive anni '60/'70, è un modulo utilizzato con una certa frequenza, però il tuo Killing The Classics sembra guardare alle arie celebri da un'altra prospettiva.
Innanzitutto la diversa prospettiva nasce dalla libertà di poter stabilire un contatto personale con l'opera, che si innesta su una conoscenza profonda dei suoi contenuti espressivi, non parliamo solo di una conoscenza tecnico-formale, ma di una vera e propria esperienza dell'opera, acquisita nel tempo, nel corso della vita.
Guardare la "Musica Classica" come si fa con un quadro impolverato, o qualcosa da osservare con soggezione o filtri vari, in realtà uccide la Musica stessa e i principi che l'hanno generata. La Musica è l'unica arte che riesce veramente a sopravvivere ai segni del tempo, in quanto la sua "immagine sonora" è soltanto uno dei suoi aspetti. Io cerco di strapparne l'essenza e farla mia, il suo contenuto più metafisico, attraversando quelle armonie per restituirle agli altri pregne della mia personale esperienza del mondo.
Nell'essenza, non nell'apparenza, sta la vera bellezza: in certi casi, ciò che ci colpisce profondamente di una musica lontana nel tempo, non è nel vestito, che tutti siamo abituati a guardare, ma nel cuore, nel sogno che l'ha generata, è con quello io che cerco un'intima connessione. Naturalmente siamo al di là della visione limitata e assolutista del mondo scolastico-accademico o purista-inquisitore in genere. Naturalmente non vi è nessuna voglia di far seguito ad altri progetti o porsi in antitesi al prog-barocco, il progetto rientra nelle libertà di amare e rileggere la vita o l'arte o ambedue, come sento di dover fare, cioè viaggiando sulle coordinate dell'immaginazione e dell'Utopia.

Mozart, Vivaldi, Satie, Ravel etc.: in base a quale "parametro" hai scelto i pezzi da rielaborare?
I brani selezionati sono stati scelti in base ad un sentire che era già "altro" rispetto all'opera così come oggettivamente conosciuta. Storie e ricordi personali che rimangono marchiati a fuoco nella mente più atavica e nelle note e negli accordi che ormai ti appartengono. Invece poi di utilizzare la tecnologia per diffondere e postare compulsivamente Vivaldi contemporaneamente ovunque nel mondo, la si utilizza per risuonarlo, sfruttando i codici comunicativi della contemporaneità.

In merito al risultato del tuo lavoro, Girolamo De Simone parla di "trasfigurazione": ti ci ritrovi?
Naturalmente, l'immagine che ne consegue rispetto alle versioni originali dei brani è certamente trasfigurata, ma anche deturpata qualche volta, anche se credo di essere l'unico a non poter avvertire in pieno questo effetto, l'ho ascoltato un po' di volte mentre lo facevo, a lungo, mi è molto più familiare ormai degli originali.

Al di là del confronto con pezzi notissimi, Killing The Classics è caratterizzato da un'idea di suono ben precisa e al tempo stesso sfuggente: la "ricomposizione" di Vito Ranucci ha un suo modus operandi standard oppure ogni brano ha una storia a sé?
In realtà un bel giorno ho iniziato a lavorare sul materiale di Musica Sacra che amo particolarmente (Bach, Vivaldi) contaminandolo liberamente ed espandendolo fino al trip-hop o alla techno. Così ho intrapreso un sound che mi ha affascinava tantissimo e di getto ho voluto continuare lavorando all'intero album senza pormi limiti reverenziali o precauzionali, e cercando di non perdere quella temperatura iniziale. L'utilizzo del fascino di una splendida voce laddove non era affatto prevista, la possibilità di cambiare il posizionamento delle melodie, invertirle, valorizzarne altre, o utilizzarle come background per ulteriori elementi, l'opportunità di lavorare ai testi originali, al linguaggio, di cambiare le strutture, di utilizzare le macchine ed i campionamenti, e tutto il resto, tutta questa libertà nel rivivere quelle incredibili composizioni, ha aperto una finestra sull'infinito.

Lost in the garden è l'unico brano "non classico" ma il motivo ispiratore è Il giardino delle delizie di Bosch: è giusto considerarlo una moderna musica a programma, un poema sinfonico contemporaneo?
Il pensiero rivoluzionario raramente diviene un classico, ma non per questo potevo ignorare il fascino che quest'opera esercita su di me. Certamente rileggere l'arte attraverso la musica si definirebbe "musica a programma", ma nell'era delle autostrade cibernetiche non credo importi a molti. Ciò che importa invece è restituire agli altri l'esperienza che si è vissuta dell'arte. Non c'è miglior modo per mettere a nudo la propria identità personale.

Negli ultimi anni la tua attività si è concentrata prevalentemente sul cinema e più in generale sul rapporto tra musica e immagine: Killing The Classics rientra in questo filone o dobbiamo considerarlo un'esperienza a sè stante?
Premesso che la Musica nasce sempre da una Visione, e che durante la lavorazione di Killing the Classics ho realizzato anche colonne sonore, la definirei un'esperienza a sè stante, ma un luogo di totale libertà intellettuale, dove non si devono agitare slogan, ma dove spazia l'immaginazione.

Killing The Classics, uccidiamo i classici, uccidiamo i maestri. Alla fine, Vito Ranucci li ha uccisi davvero?
A volte per appropriarci di un valore imprendibile per noi, per contenere l'impalpabile insomma, abbiamo bisogno di trasformarlo in qualcos'altro.