Patti Smith
“Tre accordi
rock fusi con la forza della parola”
Così Patti Smith
descriveva nel 1975 la musica di Horses, il suo
celebrato album di debutto. Ma anche nelle
ultime produzioni ha continuato a mescolare
l’arte della parola e quella del canto in modo
quasi magico. Impossibile da etichettare, sicura
nel muoversi tra il mondo della letteratura e
quello della musica, sempre imprevedibile e
appassionata, Patti Smith è un’artista unica e
ribelle, che è sempre rimasta legata alla sua
personale visione artistica.
Patti è nata a
Chicago e cresciuta a Woodbury, New Jersey. Sua
madre, Beverly, era una cantante jazz e una
cameriera. Suo padre Grant lavorava alla
fabbrica Honeywell. Abbandonato il Glassboro
State Theacher’s College, Patti puntò verso le
luci brillanti della grande città, verso New
York.
Nel 1969 si recò a
Parigi con sua sorella Linda, dove si esibì come
artista da strada e mosse i primi passi nel
mondo delle arti visuali. Ritornò a New York
mentre gli anni Settanta avanzavano.
Incoraggiata da gente come Bobby Neuwirth, uno
della corte di Bob Dylan, ed il virtuoso del
blues Johnny Winter, Patti si costruì un nome
nei teatri underground (recitando in opere come
Vain Victory di Jackie Curtis al Café La Mama),
e collaborando con il commediografo Sam Shepherd,
insieme al quale scrisse Cowboy Mouth. Fu anche
autrice di poesie.
Il 10 febbraio
1971 si esibì come supporter di Gerard Malanga.
Per tre canzoni si unì a lei Lenny Kaye,
compositore rock e commesso in un negozio di
dischi. Fu lì che decisero di unire gli accordi
ritmici di lui alla poesia cantata di lei, pur
senza avere la consapevolezza di dove questo
sodalizio avrebbe potuto portare.
Patti continuò ad
esibirsi come poetessa ed attrice nei due anni
successivi, ad aprire lo spettacolo dei New York
Dolls al Mercer Arts Center, a scrivere canzoni
per The Blue Oyster Cult, a recensire dischi per
le riviste Creem e Rock e a pubblicare i suoi
primi volumi di poesia, Seventh Heaven e Witt.
Nel novembre 1973 la Smith e Kaye tornarono
insieme per lo spettacolo “Rock’n Rimbaud”, a Le
Jardin, dalle parti di Times Square a New York,
e in quell’occasione furono gettati i semi per
la creazione di una band. Nella primavera 1974
lavorarono infatti con il pianista Richard “DNV”
Sohl. Come trio, cominciarono a suonare più
regolarmente una curiosa miscela imperniata sui
versi improvvisati di Patti, tra il free rock ed
il free jazz, canzoni originali mischiate con
strane cover version, usate come contrappunto.
Una di queste, la
versione di Patti di “Hey Joe”, prendendo come
sfondo il rapimento di Patricia Hearst, diventò
il suo primo lavoro in sala d’incisione.
Nel 1974 il gruppo
– Patti, Lenny e DNV – si allargò, reclutando il
chitarrista Ivan Kral, un rifugiato ceco, e il
batterista Jay Dee Daugherty. L’esibizione al
CBGB per otto settimane nella primavera del
1975, attirò l’attenzione di Clive Davis, che
fece firmare loro un contratto con l’Arista,
etichetta emergente.
Registrato negli
Electric Lady Studios, Horses fu pubblicato nel
novembre 1975. Comprendeva le affascinanti
rivisitazioni di Patti di classici rock come
“Gloria” e “Land (Of A Thousand Dances)”,
canzoni più tradizionali (il reggae di “Redondo
Beach”, “Free Money”) e pezzi di poesia
inconscia (“Birdland”). Sfondò nella Top 50
americana, spianando la strada ad una nuova
generazione di art-rat-punk.
Dopo una fortunata
tournée in America e in Europa, il gruppo tornò
in studio nell’estate 1976 per incidere Radio
Ethiopia, prodotto da Jack Douglas. Le sonorità
si presentavano molto più rock – come in “Ask
The Angels” e “Pumpin” – come anche nella title
track. La tournée del gruppo fu interrotta
bruscamente quando Patti cadde dal palcoscenico
a Tampa, e si ruppe due vertebre.
Questo periodo di
inattività fu impiegato nella preparazione di un
volume di poesia, Babel, e di Easter, il disco
uscito nel 1978, che non solo portò il gruppo
per la prima volta nella Top 20 – con “Because
The Night”, una collaborazione tra Patti e Bruce
Springsteen – ma anche la sua più succinta
affermazione di principio, da “Twenty Fifth
Floor” a “Rock and Roll Nigger”. Prima
produzione di Jimmy Iovine, l’album diventò un
successo in tutto il mondo, e Patti con il suo
gruppo andarono in tournée in America e in
Europa per gran parte dell’anno.
Nel 1979 Patti
pubblicò Wave, prodotto da Todd Rundgren, che
sembrava completare la sua saga anni settanta.
Mentre la cover di “(So You Want To Be A) Rock
And Roll Star” parlava del suo disincanto nei
confronti della trappola del mondo del rock,
“Dancing barefoot” e “Frederick” erano ispirate
al nuovo amore entrato nella sua vita, Fred
“Sonic” Smith, ex chitarrista degli MC5 e leader
della Detroit’s Sonic Rendezvous Band.
Nell’autunno 1979, dopo essersi esibita in un
concerto d’addio di fronte a 70.000 fans, nello
stadio di Firenze, Patti salutò con un “bye, bye,
hey hey” il suo gruppo e si trasferì a Detroit,
la Motor City. Si sposò con Fred il 1° marzo
1980.
Condussero una
vita tranquilla e riservata in un sobborgo di
Detroit, con i figli Jackson (oggi
quattordicenne) e Jesse (9). Nel 1988
pubblicarono insieme Dream of Life, simbolo del
loro comune lavoro creativo. Il disco
comprendeva “People Have The Power” e “Paths
That Cross”, il tributo degli Smiths alle
infinite possibilità che sono dentro ognuno di
noi, oltre ad una ninna nanna per i bambini di
tutto il mondo, “The Jackson Song”.
Patti continuò a
scrivere, pubblicando un’antologia della sua
poesia degli anni ’70, Early Work (Norton);
Woolgathering (Hanuman); e cominciando un
romanzo. Insieme a Fred compose delle canzoni,
con l’idea di incidere un disco nell’estate
1995, fino alla morte di Fred, per attacco
cardiaco, il 4 novembre 1994.
Col passare del
tempo, Patti decise di tornare in scena, di
riprendere il contatto con il suo pubblico.
Riunì il suo collaboratore di vecchia data,
Lenny Kaye, e il batterista Jay Dee Daugherty e
aggiunse il bassista Tony Shanahan. Alcune
letture a Central Park, un’apparizione
improvvisata sul secondo palco del Lollapalooza
di New York, ed un tour sulla west coast, di
letture e rock – tutto ciò l’aiutò a riprendere
confidenza col palcoscenico. Contribuì con i
suoi pezzi all’album Ain’t Nothin’ But A She
Thing (con una versione di “Don’t Smoke In Bed”
di Nina Simone) e alla colonna sonora di Dead
Man Walking (con “Walkin’ Blind”).
Nell’estate 1995
entrò negli Electric Lady Studios di New York
per iniziare la registrazione del suo sesto
album. Meditazione sul passaggio e sulla
certezza della morte, Gone Again celebra
l’illuminazione della vita, e il nostro posto
nei paradisi celestiali. A questo album è
seguita una tournée che l’ha vista esibirsi nei
quattro continenti, incluso un periodo di sei
settimane in Europa e la sua prima visita in
Australia e Giappone, dove si è esibita per
cinque serate a Tokyo.
Nel 1996 uscì
l’album The Coral Sea, il suo tributo alla vita
e alle opere di Robert Mapplethorpe. Una mostra
di suoi dipinti è stata curata dalla Robert
Miller Gallery e inoltre ha dato dei ‘readings’
al Museo di Arte Moderna di New York e la
Cartier Center di Parigi.
Peace and Noise,
inciso da Roy Cicala, che era il proprietario
del leggendario Record Plant studios, è uscito
nel 1998.
Con Gung Ho, il
suo penultimo disco pubblicato nel 2000, Patti
Smith continua a dimostrare che gli anni non
hanno minimamente scalfito la primigenia, lirica
potenza espressiva della sua voce.
Gung Ho sarà
l’ultimo album pubblicato con Arista-BMG, mentre
l’ultimo album pubblicato nel 2004, Trampin’,
inaugura la collaborazione dell’artista con
Columbia/Sony Music.
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