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Associazione Spaghettitaliani

il 05/09/2017 nella sezione Segnalato - attualita

Tag articolo: mozzarella - visualizzato 3673 volte

Mozzarella, quale?

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Sarà battaglia a suon di carta bollata tra la regione Campania e la Puglia per la proposta di riconoscimento della denominazione di origine protetta alla Mozzarella di Gioia del Colle avanzata dai produttori pugliesi e dall'Associazione Treccia della Murgia e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 agosto.
La Regione Campania si oppone fortemente alla richiesta poiché ritiene che la denominazione proposta violi quanto stabilito in materia di normativa europea, ma deve farlo entro un termine di trenta giorni dalla pubblicazione. Decorso tale termine, in assenza delle controdeduzioni o dopo la loro valutazione da parte degli organi ministeriali, la proposta sarà notificata ai competenti organi comunitari.
"La denominazione in questione è, infatti, in parte omonima a quella della Dop "Mozzarella di Bufala Campana", nome già iscritto nel registro stabilito a norma dell'articolo 11 del Regolamento Ue 1151/2012", spiega Franco Alfieri, consigliere del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per l'Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca. "Porremo in essere tutte le azioni necessarie per tutelare la mozzarella di bufala campana Dop, prodotto di punta del nostro agroalimentare. Saremo al fianco dei produttori e dell'intera filiera per sostenere le loro legittime ragioni ed evitare cosi che i consumatori siano tratti in inganno da un prodotto che non ha nulla a che spartire con il nostro, rinomato ed apprezzato in tutto il mondo", aggiunge Alfieri. "Infatti, la nuova denominazione proposta per il prodotto pugliese non consente di distinguere l'origine del latte utilizzato, quello bovino, che proviene dunque da una specie diversa da quella cui si deve la nostra Dop", dichiara Alfieri.
Tutto sta, dunque, nella denominazione. Il nome individuato dall'associazione dei produttori di Gioia del Colle fu infatti quello di "Treccia della Murgia" per forma appunto a treccia della golosa produzione, ma il ministero delle politiche Agricole consigliò invece il nome di Mozzarella di Gioia del Colle. Da qui il fraintendimento in cui può incorrere il consumatore che chiede di acquistare la "mozzarella". Sì ma quale? La Mozzarella Dop Campana è fatta con latte di bufala, quella di Gioia del Colle da latte intero crudo di vacca, caratterizzata da una tecnologia di produzione basata sull'impiego di siero-innesto autoctono. Secondo il disciplinare inviato al ministero, redatto dall'università di Bari, da Ara Puglia e da Cna/Gal Terra dei Trulli e di Barsento, la mozzarella pugliese ha un sapore di latte delicatamente acidulo con retrogusto fermentato, più intenso nel formaggio appena prodotto. E si presenta, come quella campana di bufala, in tre diverse forme: quella sferoidale, nodo e a treccia. La zona di produzione spazia in un'area che comprende sedici comuni baresi (tra cui Alberobello, Gravina, Altamura, Monopoli, Putignano, Conversano, Locorotondo e Castellana Grotte) e sei della provincia di Taranto, tra cui Martinafranca, Massafra e Mottola.
[Foto1D]"Il prodotto di Gioia del Colle deve la sua unicità alla materia prima di latte vaccino. Perciò si differenzia in modo incontrovertibile dalla Dop del prodotto campano che deve la sua unicità al latte di bufala. Né la definizione di un singolo territorio è legata esclusivamente ad una singola area geografica", sostiene Pasquale Colangelo, imprenditore caseario di Capaccio (La Perla del Mediterraneo). Oltre che da solo latte di bufala o solo latte vaccino, sottolinea Vincenzo Oliviero, già numero uno del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, questo latticino si può ricavare anche da latte misto miscelato: in questo caso, però, i produttori sono tenuti a specificare le varie percentuali di latte bufalino e vaccino contenute, adeguandosi tuttavia alla legge che impone di apporre sull'etichetta il solo nome generico "mozzarella", con la lista degli ingredienti. Il termine "mozzarella" può essere infatti utilizzato anche per indicare formaggi freschi prodotti al Nord con latte vaccino, sebbene la denominazione tradizionale di questi prodotti sia "fior di latte".
Adesso spetta al ministero fare chiarezza sull'argomento e mettere fine ad una lite che può compromettere il futuro delle aziende produttrici e ad un formaggio simbolo del Made in Italy nel mondo.

Eduardo Cagnazzi