Carlo, Il
Pranzo della domenica è un film sulla
famiglia italiana, come le è nata l’idea di
questa commedia?
L’idea di questo
film mi è venuta leggendo un libro dove una
ragazza francese che vive a New York racconta in
prima persona alcuni episodi della sua vita,
restituendo un bel affresco familiare. Inoltre,
Il Pranzo della domenica è anche il titolo di un
racconto breve di Alberto Moravia. Il pranzo è
simbolico, è un rito, è l’occasione per
dialogare, ma spesso diventa anche un dovere, un
momento pieno di tensione dove si scatenano
malumori alimentati nel tempo. Il film racconta
i vari microcosmi della famiglia allargata
moderna, all’interno di un ciclo della vita dove
si ripropongono i comuni drammi e le gioie
familiari.
Insieme a mio fratello abbiamo sentito
l’esigenza e il desiderio di realizzare un film
sulla famiglia. Questo tema è fondamentale nella
cultura italiana, ed è anche uno dei temi
tradizionali del cinema nostrano, vedi la
famiglia di Scola o anche il più recente Muccino.
Di cose ne avevamo veramente molte da
raccontare, ma tutto seguendo una profonda
visione ottimista. Nella famiglia del nostro
film ci sono certamente quei contrasti reali che
si ritrovano in ogni nucleo, ma la famiglia
rimane sempre un valore importante e
insostituibile. In questo io credo moltissimo.
Quanto c’è di
autobiografico?
Nel film c’è molto
di autobiografico, a partire dal classico pranzo
della domenica al quale mia mamma ha sempre
tenuto tanto, quale occasione per riunirci
tutti. Inoltre, scrivendo il film abbiamo
pensato anche direttamente a quelli che erano i
nostri amici attori che sarebbero potuti essere
i protagonisti. Infatti, questo ci ha permesso
di costruire dei personaggi immaginando già la
loro reazione e il risultato che poteva nascere.
Non è un caso che quasi tutti i protagonisti
hanno mantenuto il loro vero nome. E’ stato uno
dei film più sereni, ognuno capiva cosa stava
facendo e si ritrovava nel ruolo, sentendosi
libero e gratificato anche nell’aggiungere del
suo. Diversamente, Rocco Papaleo ha scelto il
nome Nicola per rendere omaggio al Nicola di
C’eravamo tanto amati.
Lei Carlo, ha una
bella e numerosa famiglia, quale è, secondo la
sua esperienza, il segreto per vivere in
serenità le avventure della vita familiare?
Beh, purtroppo non
credo di aver ancora scoperto questo tesoro,
però, per quanto mi riguarda, io cerco di fare
sempre dei positivi compromessi tentando di
essere il più tollerante possibile e di non
alimentare ogni banale e piccola scintilla.
Spesso è meglio far sbollire le tensioni per
poi, in un secondo momento, riuscire a
risolverle e affrontarle con maggiore serenità.
La convivenza è una continua tessitura. Non è
sempre facile ma la posta in gioco è importante.
La famiglia serena, unita e piena di affetto è
soprattutto per i nostri figli, la cosa più
importante. La famiglia nei momenti difficili è
fondamentale e insostituibile rispetto ad ogni
altro tipo di legame. |
DALLA CINEPRESA ALLA TAVOLA
All’interno delle
mura casalinghe quale è il suo rapporto con il
cibo?
Non mangio molto,
ma mi piace mangiar bene. Trovo che il buon cibo
sia uno dei piaceri della vita che con poco
riesce a regalare grande benessere. A casa mia,
dopo tanti ragionamenti, abbiamo addirittura
deciso di assumere una cuoca che a volte però
tende ad un tipo di cucina un po’ troppo
elaborata. La cucina è per me una cosa molto
importante e questa cultura mi è sicuramente
stata trasmessa da mia mamma. Lei teneva
tantissimo alle ricette tradizionali come gli
gnocchi al semolino o il tortino di spinaci.
Quando ricordo quei sapori e quei piatti ritorno
ragazzino. Ma anche da grandi il pranzo per mia
mamma, e per tutti noi, è sempre stato un rito
per riunire la famiglia. Oggi è un po’ più
difficile mettere i propri figli a tavola,
specialmente se adolescenti. Ma quando ci si
riesce è un grande piacere e lo è ancora di più
davanti a un buon piatto.
La tavola è
veramente un momento importante.
Quale è il piatto
che maggiormente le rievoca l’atmosfera
familiare di quando era piccolo?
Oltre gli gnocchi
al semolino, ricordo che nostra madre comprava
in Svizzera delle bustine che diventavano dei
meravigliosi budini. Sopra lei li guarniva con
fragole, banane a rondelle e la domenica per noi
diventava una grande festa. Ricordo, inoltre,
che in famiglia c’era un piccolo scontro tra
culture gastronomiche diverse tra mio padre
settentrionale e mia madre romana che abbondava
spesso con la salsa di pomodoro.
Andando avanti con
l’età sto riscoprendo l’esigenza di recuperare
proprio quei sapori genuini e semplici che mi
accompagnavano nell’infanzia. Alcuni piatti sono
speciali e unici anche per l’affetto e i ricordi
ad essi collegati. Devo ammettere che anche
quando viaggio vado quasi sempre in cerca di
ristoranti italiani.
Rimaniamo in giro
per il mondo, quale è l’attore internazionale
che più degli altri le piacerebbe dirigere?
Ma sono tanti.
Facendo però film di commedia penso a Hugh Grant
e Julia Roberts che sono due attori che mi
piacciono molto.
Che cena
organizzerebbe per convincerli a venire a
lavorare in Italia con lei?
Gli americani
hanno gusti un po’ strani, ma comunque proporrei
un assaggio misto di 3-4 primi, seguiti da un
secondo leggero. Penso ad un piatto di carbonara
o a degli spaghetti con le telline. Io adoro un
particolare primo piatto ‘Spaghetti alla Moro’
simile alla carbonara, che fanno in un
ristorante qui a Roma. Ad esempio poco tempo fa
ho organizzato una cena per il mio compleanno e
al bravissimo chef Colonna mi sono permesso di
richiedere un menù particolare con un primo
piatto cacio e pepe, nella migliore tradizione
romana. Mi piacciono le cose semplici, ma fatte
con cura. Io e i miei amici della cena siamo
rimasti entusiasti e forse anche i divi
americani potrebbero cedere a questa delizia
nostrana
Ringrazio Carlo
Vanzina, per la sua disponibilità e per aver
offerto a Spaghettitaliani tante confessioni
simpatiche e ricche di sentimento sulla sua
famiglia e sulla sua quotidianeità. Dal 30
Aprile non mancate all’appuntamento nei cinema
con l’ottimista e divertente commedia Il
Pranzo della domenica che coniuga due
elementi fondamentali della cultura italiana: la
famiglia e il cibo. |