Cosa è
cambiato in te e nella musica di oggi dai tempi di quando cantavi "Musica
ribelle", canzone simbolo di un periodo in cui fiorivano le radio indipendenti e
nella musica si affermavano nuove sonorità con voglia di urlare il proprio stato
d'animo?
Oh mamma mia! E'
cambiato tutto, in questi trent'anni è cambiato l'universo. Poi in Italia, forse
anche più che in altri posti, perchè si è purtroppo voluto, secondo me, anche
dimenticare un certo periodo, il movimento, gli anni '70, inglobando tutto in un
generico anni di piombo contrapposti alla disco music. Invece gli anni '70 sono
stati un periodo culturale ricchissimo, forse l'ultimo periodo in cui c'era un
futuro vero, in cui si sognava comunque il futuro come progresso, come conquista
dello spazio. Dopo è arrivato "Alien", è arrivata l'involuzione, la paura, il
futuro come degrado ambientale, eccetera, eccetera. E parte di quel sogno del
futuro era anche un alto tasso di rivoluzionarietà, diciamo, che però era molto
positivo, e a livello musicale ha portato a, forse, il decennio più
straordinario del secolo, se ci pensi, basta pensare a tutto quello che è uscito
negli anni '70, incredibile. E anche in Italia c'era una musica italiana
originale, che non assomigliava alla musica americana o alla musica inglese,
erano gli Area, era Camerini, ero io, la Cramps è stato un periodo storico
straordinario, l'anno prossimo c'è il trentennale, spero di riuscirlo a
celebrare bene, degnamente. Adesso è tutto molto industriale, c'è questo
concetto del megaevento, sempre. O ci sono centomila persone o la cosa non
esiste. E ovviamente tutto è abbassato ad un livello per centomila persone.
E tu come ti
trovi in questo modo di vedere la musica oggi, in un periodo di crisi del disco,
con l'avanzamento delle nuove tecnologie, tipo internet, o altro?
Io non credo che
sia solo colpa di internet. Io onestamente sono uno che scarica certi tipi di
pezzi, perchè magari mi incuriosisce qualche nuova produzione, pezzi pop,
industriali, commerciali. Il problema è che negli anni '90 le case discografiche
hanno pensato di poter fare come tutte le altre industrie, e trasformare
l'enfasi dal prodotto al marketing, per cui non è stata più importante la
qualità della musica, ma l'impatto, eccetera, eccetera. E quindi viviamo di
simboli creati per durare tre mesi, anche ben prodotti, però ad altissimo tasso
di consumo e di invecchiamento, e in alternativa nicchie sempre minori per le
cose diverse.
A discapito
della cultura, diciamo?
Certo! Un po'
come nella radio, tutto ciò è andato di pari passo con un'evoluzione del
discorso radiofonico, per esempio. Nelle radio, una volta, quello che allora
nemmeno si chiamava Dj, metteva i pezzi che gli piacevano, e quindi li
giustificava, li spiegava, c'era una passione, ed arrivava un'energia,
un'emozione che era quella di quella persona, se vuoi era arte vera. Oramai gli
speaker, sono solo speaker, i dischi sono scelti da un computer, gestito da un
teorico di quello che la gente vuole, e abbiamo una radiofonia blanda e
assolutamente insopportabile, come la musica.
Abbiamo
parlato di un tipo di cultura oggi purtroppo in degrado, parliamo adesso di
un'altro tipo di cultura sempre viva e anzi in forte sviluppo in Italia, e cioè
la gastronomia. Qual'è il tuo rapporto con la gastronomia?
Io sono un
appassionato, e per me è anche internazionale. Tu sai che io sono metà
americano, ho due passaporti, mia mamma è americana, mio padre è italiano,
inoltre sono un meridionale di adozione, perchè da quando c'è la lega io mi sono
fatto adottare da Napoli, studio il napoletano, sono uno studente con anche buon
profitto di napoletano, e quindi ho anche adottato la cucina meridionale, nel
senso che ho cominciato a bruciare l'aglio, circa 5 anni fa, è stata per me una
grande rivoluzione passare dalla panna all'aglio e al peperoncino, diciamo che
mi ha aperto orizzonti assolutamente inediti, è stato come scoprire una nuova
musicalità, visto che sono un cuoco anche abbastanza appassionato. Però devo
dire che mi piace anche cucinare per esempio piatti giapponesi come il Sukiyaki.
L'Italia in effetti eccelle in due cose: il cibo e la moda. Se avessimo questo
stesso gusto, questa stessa attenzione nella musica saremmo un paese
straordinario, in campo musicale.
Tu hai girato
tantissimo, fra le cucine che hai "gustato", quale ti ha impressionato di più?
Io con il mio
lavoro credo di avere frequentato veramente gli angoli più remoti di isole e
penisole, e quindi ho avuto occasione di assaggiare tanti tipi di cucine. Credo
veramente che le cose più particolari e più buone, la varietà e la quantità,
l'inventiva e la creatività che ha la cucina italiana, credo proprio, non cè
l'ha nessun altro tipo di cucina. Ho anche un grande amore per la cucina
giapponese, la trovo speculare, completamente diversa, è aliena, è altra, la
cucina giapponese parte proprio da una filosofia totalmente diversa, e proprio
in quello la trovo estremamente rinfrescante, trovo che pulisca il palato, e per
questo mi piace, visto che la controparte di essere sempre in tournee è che alla
fine torni che hai sempre mangiato al ristorante, i grassi, i ragu, e quindi il
potere poi entrare in questa cosa Zen è molto positivo.
Abbiamo
parlato di cibo. e col vino che rapporto hai?
Avevo un buon
rapporto quando lo potevo bere, adesso purtroppo non più, visto che ad un certo
punto invece che ubriacarmi mi ha dato mal di testa. Anche li devo dire che
preferivo i vini italiani, avevo una passione per il Barolo buono, e soprattutto
il Barbaresco buono, il vitigno del Nebbiolo e tutti i suoi derivati. Fra
l'altro mi piacevano i bianchi isolani, i sardi, i vermentini, i vini siciliani,
c'è questa nuova fioritura di vini bianchi pregiati, che sono degni. Ma adesso
non bevo più, sono solo ricordi.
Tornando alla
musica parlaci un po' dei tuoi programmi futuri.
Ho dei nuovi
progetti, ne stavo parlando con Luca Colombo prima, oltre a Finardi, c'è un
progetto che si chiama "Anima Blues", che mi appassiona molto, ho ricominciato a
suonare l'elettrica. Il blues è stata sempre la mia musica segreta.
Per finire un
saluto ai visitatori di spaghettitaliani.
Ciao a tutti i
visitatori di spaghettitaliani da Eugenio Finardi, che onestamente confesso mi
sento anch'io uno spaghetto italiano.
Ringrazio Eugenio Finardi per la sua disponibilità e per la simpatia con cui mi
ha accolto, e mi commiato con un grosso in bocca al lupo per tanti successi
futuri.
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