Alfredo Cozzolino (Viola)

amico di Massimo Troisi

Oltre al mio nome scrivi anche "alias Viola", visto che questo soprannome deriva dalla mia famiglia da generazioni, e Massimo mi chiamava Alfredo Viola.

Parlando di Massimo, non perchè uno vuole sempre osannarlo, perchè tu sei l'amico e parli sempre in questa maniera, come qualcuno dice per esempio che lui stava male quando ha fatto Il Postino, non è vero, era il ruolo che lo costringeva a stare in quella maniera, aveva si un problema, ma non significava niente per quello

che poi  ha fatto, bisogna distinguere i suoi problemi da quello che faceva nei film, cioè il personaggio che interpretava. La gente che probabilmente vede il film, vede sempre sta' tragedia addosso, invece non è così, la tragedia la devi vedere il giorno dopo, devi vedere il film come se lui non avesse nulla, poi se dopo la pellicola, il giorno dopo, ti vuoi mettere a piangere, ti dispiace, quella è un'altra cosa. Il film è così, doveva essere fatto in questa maniera. Quello che raccomando a chi si avvicina a questo lavoro è di seguire l'esempio di Massimo, che non ha mai dimenticato quelle che erano state le sue radici, e continuava a metterle in evidenza. Quando è stato a Taormina, mi chiamò e mi disse: "Sai, sto con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia!", che erano due personaggi storici del cabaret, del teatro, del cinema, e Massimo si sentiva emozionato. Una volta abbiamo fatto una cosa ad Ischia e c'erano Tognazzi, Villaggio, ..., i più grandi del cinema, e lui scappava, insomma, si chiudeva perchè aveva vergogna di stare con loro per il rispetto in relazione alla loro importanza. Lui si sentiva sempre come un dilettante, e avere a che fare con questi personaggi era per lui sempre una grande emozione. Ti dirò ancora di più, lo chiamò Roberto De Simone che doveva fare il Pulcinella di Stravinsky a Napoli, un Pulcinella tutto particolare, anche se poi l'ha fatto, più o meno, in capitan Fracassa che era un'altra cosa, e quando ricevette questa proposta mi chiamò e mi disse: "mi ha chiamato Roberto De Simone!". Voglio dire, essere chiamato da Roberto De Simone era per lui come se a me mi chiamasse Bush, me che sono uno qualsiasi. Era così per Massimo, per qualsiasi cosa, lo stesso l'incontro con Scola, quando si incontrò con Mastroianni ha avuto un'emozione enorme. Questo era Massimo!

Massimo era uno che voleva che gli cucinassi o' ppan cuott, che è uno dei pranzi più poveri in assoluto, oppure pasta e ceci, pasta e fagioli, ..., non per ricordo ma per esigenza, voleva proprio o' ppan cuott, oppure i maccaron c'a' salz 'a puvriell, che era la salsa delle bottiglie, fatta così e messa sulla pasta, e niente più. Le cose più semplici! Quando si andava in qualche ristorante, qualche volta c'è pure capitato, anche se Massimo cercava sempre di evitare, si cercava di puntare su qualcosa che ci rassomigliava, nel senso di persona, di carattere, non si pigliava mai qualcosa con la bechamel, le cose sofisticate si evitavano, in casa era meglio una fetta di carne con l'insalata, perchè ogni tanto si mangiava da noi. All'inizio degli anni '60 mangiare una fetta di carne non era una cosa facile, quando si mangiava era una festa, si scendeva da casa gia tutti diversi. Pure il ragù si faceva una volta la domenica, chi poteva farlo, e ti sentivi una famiglia nobile perchè ti mangiavi il ragù. E quelle sono le cose che ci ricordavamo continuamente e che fino all'ultimo lui continuava a ribadire. Qualcuno dice poi tu parli di queste cose quando poi capisci che c'è qualcosa che ti sta cominciando a mancare, invece non è vero, è proprio la vita che ti sta mancando, invece era una cosa che si faceva, si parlava sempre, e quello che continuava a dire e a ricordare era il suo paese. Tutto ciò per il rispetto dei valori e dei principi sani, che erano nelle sue radici. Tanta gente ha rinnegato Napoli, non San Giorgio a Cremano, oppure per esempio come alcuni siciliani o calabresi che andando a Milano o a Torino si dimenticano della loro terra e cominciano a parlare milanese. E' la cosa più brutta che ci può essere: è na' strunzata! Una vergogna contro te stesso. Voglio dire, tu stai umiliando te stesso quando cominci a fare una cosa del genere, è la cosa più brutta che un essere umano può fare! Fino a circa 10 anni fa venire dalla campagna, essere figlio di contadini, era una cosa che non ti aiutava, subito venivi emarginato, non venivi preso in considerazione, contrariamente a quello che avviene oggi anche un po' per moda e un po' per strumentalizzazione. Massimo era uno di quelli che proveniva da famiglia umile e stramava la campagna e quando si girava con la Smorfia c'era uno che rompeva sempre, Paddeo, l'organizzatore, quello che gli procurava le piazze, che gli diceva: "tu non hai fatto mai niente, sei sfaticato!". E Lui diceva: "Alfredo, diccelo tu che ho lavorato", ed era vero, perchè per entrare a far parte del mio "clan", i Viola, tutti gli amici miei che venivano a casa dovevano lavorare, altrimenti mio padre non li faceva entrare, "prima lavorate e poi giocate", diceva, "dopo fate tutto quello che volete"; e Massimo ci teneva tanto a dirlo, lo stesso Massimo era quello che portava i sapori a casa, i sapori veri quelli che allora c'erano e che oggi non esistono più. Oggi le arance le trovi sempre, le melanzane e il pomodoro pure, ..., qualsiasi cosa la trovi in qualsiasi momento. Noi all'epoca per mangiare le melanzane aspettavamo il giorno di Sant'Anna il 26 luglio, quando a Napoli e in altri paesi vicini fanno la parmigiana con la cioccolata, mia madre era una maestra in tutto questo, ed io sono un suo allievo. Oggi le melanzane la trovi tutti tutti i giorni. Ogni cosa aveva la sua stagione e tu aspettavi. O' casatiello che si fa a Pasqua oggi lo trovi tutti i giorni, la pastiera pure. Invece era bello il desiderio di aspettare il periodo giusto, si aspettava Pasqua per fare o' casatiello, si faceva quello dolce o quello rustico, questa era la cosa bella! Invece adesso si fanno tutti i giorni, e man mano il paese perde i valori. Se vuoi rispettare questi valori innanzitutto si dovrebbero rispettare i tempi e le stagioni giuste. Solo l'uva mantiene fino ad oggi, i suoi tempi, ma ci stanno provando a fare il vino a febbraio o a marzo. E questo pensiero mio è uguale a quello di Massimo, che la pensava proprio così!

Alfredo Cozzolino a casa sua - Foto di Luigi Farina ©2005

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